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«Se il Lugano fa il Lugano finisce 4-0... L'Ambrì? Valeva di più del decimo posto»

Chiacchierata con Adrien Lauper, al quale l'hockey non manca: «Il mio finale di carriera è stato perfetto»
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«Se il Lugano fa il Lugano finisce 4-0... L'Ambrì? Valeva di più del decimo posto»
Chiacchierata con Adrien Lauper, al quale l'hockey non manca: «Il mio finale di carriera è stato perfetto»
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FRIBORGO - Protagonista di oltre 900 battaglie fra National e Swiss League, Adrien Lauper ne ha vissute di tutti i colori nei suoi 20 anni di carriera. Attaccamento alla maglia, sudore, cuore, duro lavoro e impegno: tutti ingredienti che non sono mai mancati nella lunga carriera del 37enne, chiusa nell'agosto del 2023.

«Lo ammetto: l'hockey non mi manca per niente - ci ha detto l'ex tesserato dell'Ambrì - A volte vado a giocare a Friborgo con degli amici, ma non ne sento il bisogno. Se non vado, non mi cambia niente. Probabilmente ho dato davvero tanto, forse troppo per questo sport, motivo per cui oggi non posso dire che ne senta la mancanza. Terminare la carriera vincendo il titolo con il La Chaux-de-Fonds è stato perfetto, ho smesso quando ho voluto io e già per questo sono stato fortunato. Non per tutti è così...».

Eppure questo è il periodo per cui i giocatori di hockey impazziscono...
«Sì, è vero, adesso che cominciano i playoff è un periodo in cui si sente una certa adrenalina in pista e in spogliatoio. Ecco forse questa sensazione posso dire che manca, ma finisce lì... Ho proprio chiuso il capitolo hockey, me lo sono lasciato alle spalle. Ciò non significa che non guardi le partite in TV: le seguo, sia in diretta sia le highlights. Ogni tanto mi ricapita di pensare all'ambiente devastante che c'era nella vecchia Valascia e di dirmi che sono stato fortunato ad aver avuto la possibilità di viverlo in prima persona».

Cosa fa Adrien Lauper oggi?
«Attualmente lavoro in Ticino, ma a partire da luglio ci trasferiremo a Friborgo dove ho trovato un impiego presso una filiale Raiffeisen. Inoltre nei prossimi giorni io e mia moglie diventeremo genitori per la seconda volta: aspettiamo una bimba. È un periodo di cambiamenti. Cambiamenti belli...».

Tornando all'hockey, come valuti la stagione dell'Ambrì?
«Mi dispiace per come è finita. Secondo me avrebbero potuto centrare i playoff, ma alcuni episodi gli hanno voltato le spalle, come quello di Simic che reputo abbastanza incredibile. Forse alla fine è subentrata un po' di paura nei giocatori... In generale hanno comunque disputato una seconda buona metà di stagione. Peccato per i troppi overtime, che hanno tolto tanti punti alla squadra. A mio avviso, comunque, sulla carta l'Ambrì valeva di più del decimo posto».

Il Lugano contro l'Ajoie deve temere?
«È difficile da dire, perché l'Ajoie è da mesi che sa che avrebbe disputato questa serie. Non sarà nemmeno scontato, per entrambe, tornare a giocare dopo due settimane di stop. Se il Lugano non dà il 100% allora sarà durissima, ma se il Lugano farà il Lugano sono convinto che la serie si chiuderà in quattro partite».

Nel corso della tua carriera hai giocato due spareggi, uno con una squadra di National League (vinto con l'Ambrì) e uno con una formazione di Swiss League (perso con il La Chaux-de-Fonds). Se il Visp dovesse vincere il titolo cadetto, potrebbe sperare nella promozione?
«Con il La Chaux-de-Fonds avevamo vinto le prime due partite proprio contro un Ajoie scornato e reduce dalla bruciante sconfitta nei playout. Una volta però che si erano svegliati i loro stranieri per noi è finita e abbiamo subito la loro rimonta. In queste sfide l'apporto degli import è davvero imprescindibile, quasi decisivo. Non ho visto partite del Visp quest'anno, ma la situazione è sempre la stessa: da una parte hai una squadra con il morale a terra e dall'altra una euforica. Quando vincevamo 2-0, però, ricordo il panico stampato sulla faccia dei giocatori giurassiani. È una sfida molto stressante quando sei la squadra di National League...».

Chi vincerà il titolo?
«Penso il Berna... Non credo nel Losanna, in quanto forse gli manca un po' di esperienza nel ruolo del portiere. Keller e Pasche sono giovani e hanno poca esperienza nelle partite che contano davvero».

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