Murray e la fatica fisica da allenatore di Djokovic

«Un crampo dopo cinque minuti ma non volevo che Nole vedesse»
«Era il primo giorno di lavoro, non potevo rifiutare»
«Un crampo dopo cinque minuti ma non volevo che Nole vedesse»
«Era il primo giorno di lavoro, non potevo rifiutare»
GLASGOW - Una collaborazione di sei mesi conclusasi lo scorso maggio: Andy Murray non è stato a lungo il coach di Novak Djokovic. Però ha apprezzato l’opportunità avuta, grazie alla quale ha detto di essere cresciuto… nonostante qualche momento imbarazzante.
«Grazie, coach Andy, per tutto il lavoro, il divertimento e il sostegno degli ultimi sei mesi. Dentro e fuori dal campo - aveva scritto Nole - Mi è piaciuto molto approfondire la nostra amicizia».
«Col senno di poi sono contento di aver accettato la sua proposta e averlo allenato - ha invece specificato Murray in un’intervista concessa a “The tennis podcast” - È stata un'esperienza fantastica e io ho fatto del mio meglio per aiutarlo. La separazione mi ha deluso ma solo perché insieme non siamo riusciti a ottenere i risultati che avrei voluto. Ma ho imparato molto sul ruolo dell'allenatore».
La collaborazione non è stata solo rose e fiori. C’è anche stata quella volta che… l’ex campione ha dovuto accompagnare il suo assistito in un allenamento: una corsa.
«Quando me l’ha chiesto il mio primo pensiero è stato: “Oh mio dio”. Però era il primo giorno di lavoro, non potevo rifiutare. Dopo cinque minuti ho avuto un crampo al polpaccio ma non volevo che vedesse che, dopo aver giocato contro di lui per tanti anni, faticavo già dopo così poco. Così ho continuato».








