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Aiuti ai media: sì alla pluralità, ma nessun assegno in bianco!

Partito Comunista
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Aiuti ai media: sì alla pluralità, ma nessun assegno in bianco!
Partito Comunista
Il pacchetto di aiuti ai media approvato lo scorso giugno dal parlamento federale vuole incrementare il finanziamento pubblico alla stampa, potenziandolo nell’ordine di 150 milioni di franchi all’anno (per una durata di 7 anni). Il Comit...

Il pacchetto di aiuti ai media approvato lo scorso giugno dal parlamento federale vuole incrementare il finanziamento pubblico alla stampa, potenziandolo nell’ordine di 150 milioni di franchi all’anno (per una durata di 7 anni).

Il Comitato Centrale del Partito Comunista ne ha discusso a lungo e le voci critiche al nostro interno non sono mancate, perché una cospicua parte (circa il 20%) del finanziamento pubblico supplementare andrà a ingrassare gli oligopoli mediatici privati asserviti alla borghesia atlantica ed in particolare agli interessi dell’unipolarismo europeo e americano di cui fanno regolarmente portavoce riproducendo la propaganda guerrafondaia basata sulla russofobia e la sinofobia a tutto svantaggio dei lavoratori e della cooperazione pacifica fra le nazioni.

Cosciente degli importanti limiti e delle consistenti criticità che questo pacchetto di aiuti alla stampa comporta, ma altrettanto cosciente della necessità di ampliare il finanziamento pubblico alle piccole testate regionali e a quei media politici e sindacali che minimamente tentano di animare un dibattito fuori dal pensiero unico in cui siamo immersi e al fine di evitare una ulteriore concentrazione mediatica (che nel nostro Paese è drammaticamente elevata), il Comitato Centrale del Partito Comunista, a maggioranza e senza entusiasmo, ha deciso di votare SÌ il prossimo 13 febbraio approvando la risoluzione politica allegata.

Auspichiamo tuttavia che le autorità facciano al più presto valere questo ulteriore contributo finanziario per esigere la conclusione di un nuovo CCL nazionale nel settore dei media, che vengano al più presto introdotte delle specifiche clausole che impediscano ai gruppi editoriali di distribuire dividendi se beneficiarie di aiuti pubblici e che si rifletta all’introduzione di nuove figure di controllo sull’operato della stampa, come un mediatore o un sorvegliante federale dei media. Ci auguriamo inoltre che il Gran Consiglio ticinese decida di adottare la mozione del Partito Comunista volta a garantire lo svolgimento di regolari analisi sul pluralismo mediatico nel nostro Cantone.

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