La prima di Damasco alla Casa Bianca

Ahmad Sharaa è il primo leader siriano, dall'indipendenza del paese, a essere ricevuto a Washington
WASHINGTON D.C. - Non accadeva dal 1946, anno dell'indipendenza dal mandato coloniale francese, che un leader siriano varcasse la soglia della Casa Bianca. Ahmad Sharaa, l'ex capo di una milizia jihadista che ha dato la spallata definitiva a un regime ormai in via di dissoluzione lo scorso dicembre, sarà ricevuto da Donald Trump il 10 novembre in un incontro destinato a segnare una svolta storica nei rapporti tra Damasco e gli Stati Uniti.
Secondo osservatori, dietro l'obiettivo dichiarato - far entrare il nuovo potere di Damasco nella Coalizione internazionale a guida americana contro l'Isis - c'è la volontà americana di convincere Sharaa a firmare un accordo di sicurezza con Israele. Mentre nel sud-ovest del paese prosegue senza sosta l'escalation israeliana con nuove incursioni nelle regioni di Daraa e Qunaytra, la diplomazia americana spinge perché Damasco firmi anche un'intesa con le forze curdo-siriane sostenute dagli Stati Uniti, preludio a un accordo politico più ampio che reintegri l'amministrazione autonoma del nord-est nel nuovo Stato siriano.
Secondo il ministro degli esteri Asaad Shaybani, la visita di Sharaa a Washington aprirà «una nuova pagina» nelle relazioni bilaterali e servirà a «costruire una partnership molto forte» con gli Stati Uniti, anche attraverso la graduale rimozione delle sanzioni. Tom Barrack, inviato speciale americano per la Siria, ha confermato che i due leader «sperano di firmare un accordo formale di adesione alla coalizione anti-Isis», considerato il primo passo verso un'intesa strategica di più ampio respiro.
La cooperazione con la coalizione, che già include le forze curdo-siriane, renderebbe per la prima volta alleati sul terreno i reparti di Damasco e le milizie curde, ancora oggi avversari armati. L'accordo, secondo una intesa preliminare del marzo scorso, prevede l'integrazione graduale dei combattenti curdi nelle forze regolari siriane e una ripartizione a favore di Damasco delle risorse petrolifere e idriche. Le divergenze restano profonde: i curdi vogliono garantire la propria autonomia locale e il controllo delle armi, mentre Damasco insiste per una catena di comando gestita da Sharaa. Il leader siriano, sostenuto dalla Turchia, ha avviato un processo di riorganizzazione delle forze armate: decine di ex miliziani qaedisti vengono oggi addestrati nelle caserme della Turchia, membro della Nato.
Analisti regionali affermano che l'intesa tra Damasco e Washington rientra in una più ampia strategia americana. Questa punterebbe, entro la fine dell'anno, a chiudere i principali dossier regionali: la normalizzazione tra Siria e Israele, l'integrazione dei curdi nel nuovo esercito siriano e, in parallelo, la definizione del dossier israelo-libanese legato al disarmo di Hezbollah, mentre in Oman sono ripresi i negoziati tra Stati Uniti e Iran. Tutti i fronti - dal Golan al Libano, da Teheran a Damasco - si muovono su un unico tavolo.




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