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ITALIA«Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile»

24.03.20 - 10:10
Angelo Borrelli pensa che ci siano stati «comportamenti pubblici che hanno alimentato il problema»
KEYSTONE
Il numero dei contagiati in Italia potrebbe essere 10 volte più alto.
Il numero dei contagiati in Italia potrebbe essere 10 volte più alto.
«Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile»
Angelo Borrelli pensa che ci siano stati «comportamenti pubblici che hanno alimentato il problema»

ROMA - Il capo della Protezione civile italiana Angelo Borrelli, intervistato da Repubblica, ha ammesso che i numeri reali dell'epidemia di coronavirus in Italia, per quanto riguarda i contagi, sono molto più alti di quelli conosciuti.

«Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile» ha dichiarato, lasciando intendere che potrebbero esserci più di 600mila persone in tutto il paese che hanno contratto il coronavirus e che manifestano sintomi lievi o sono asintomatici.

Borrelli, nel contempo, invita a prendere con cautela i dati comunicati ieri, che parlano di una leggera diminuzione di morti e contagi. «Le misure di due settimane fa iniziano a sentirsi. Nelle prossime ore dovremmo vedere altri effetti, capiremo se davvero la curva della crescita si sta appiattendo». 

«Comportamenti pubblici che hanno alimentato il problema» - L'Italia potrebbe diventare nei prossimi giorni la nazione con più casi al mondo, superando persino la Cina. Ci sono stati errori di sottovalutazione del problema? «Mi sembra che abbiamo compreso subito che questa epidemia era una cosa seria» dice, riferendosi alla dichiarazione dello stato di emergenza del 31 gennaio e del blocco dei voli con la Cina, che tra l'altro in quei giorni era stato giudicato eccessivo da molti.

Semmai Borrelli osserva che ci sono stati «comportamenti pubblici che hanno alimentato il problema nazionale». Il caso emblematico è quello della partita di calcio di Champions League Atalanta-Valencia: «Potenzialmente è stato un detonatore, ma lo possiamo dire ora, con il senno di poi»

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