Cerca e trova immobili
«Un conflitto che è stato raccontato poco e male»

IRLANDA DEL NORD«Un conflitto che è stato raccontato poco e male»

18.04.23 - 09:30
Il podcast "Troubles - Una storia irlandese" dà uno sguardo rigoroso e avvincente sulla questione. Intervista all'autore, Samuele Sciarrillo
Reuters
La protesta contro gli accordi del Venerdì Santo.
La protesta contro gli accordi del Venerdì Santo.
«Un conflitto che è stato raccontato poco e male»
Il podcast "Troubles - Una storia irlandese" dà uno sguardo rigoroso e avvincente sulla questione. Intervista all'autore, Samuele Sciarrillo

SAVOSA - I momenti di tensione avvenuti in Irlanda del Nord in occasione dei 25 anni degli storici accordi di pace del Venerdì Santo «non sono un fulmine a ciel sereno». A spiegarcelo è Samuele Sciarrillo, autore del podcast "Troubles - Una storia irlandese" che racconta questa lunga e intricata vicenda in maniera chiara, documentata e assolutamente coinvolgente.

Ti hanno colto di sorpresa i recenti avvenimenti?
«Non più di tanto. È nota la presenza di gruppi paramilitari che godono di poco sostegno nell'opinione pubblica, ma sono ancora attivi soprattutto nell'ambito del controllo del territorio e dello spaccio di droga. Oggi sono equiparabili perlopiù a organizzazioni criminali, anche se la loro propaganda si aggancia alla lotta per l'indipendenza». 

Quali avvisaglie c'erano state?
«Negli anni scorsi erano esplose delle autobombe, che avevano fatto poca notizia perché non avevano causato morti o feriti. Ma c'è un sottobosco di violenza e di scontri tra la New Ira (o Continuity Ira) e la polizia, riemersi in particolare con l'uccisione accidentale della giornalista Lyra McKee, ma anche con la Brexit».

Cosa scatena questi momenti di tensione?
«Avvengono solitamente nei mesi estivi, in concomitanza delle parate orangiste (promosse dai sostenitori protestanti dell'unione con la Gran Bretagna, ndr)».

In molti hanno sottolineato la valenza simbolica degli attacchi. E parlando di simboli, come possiamo leggere la recentissima visita del presidente Usa Joe Biden?
«È stata una visita importante, nella quale ha lanciato un segnale politico. Certo, ci sono le sue origini irlandesi, ma è interessante notare come Biden si sia recato in Eire e Irlanda del Nord, ma non sarà a Londra per l'incoronazione di Carlo III...».

Cosa raccontano i Troubles a noi, lettori europei del 2023?
«Che è poi la domanda sul perché ho fatto il podcast, immagino (ride, ndr). Scherzi a parte, si tratta sicuramente del conflitto più lungo avvenuto in Europa negli ultimi 60-70 anni. Non il più sanguinoso, quello nell'ex Jugoslavia ha provocato più morti. È un conflitto atipico, a bassa intensità, durato la bellezza di trent'anni e ci sono vari aspetti che possono interessare l'ascoltatore e il lettore».

Quali ritieni siano i principali?
«Spesso è difficile comprendere le dinamiche di come si raggiunge la pace, ma in questo caso è stato possibile. Ho voluto poi narrare una guerra che in Italia è stata raccontata poco e male, a partire da quelle che erano le corrispondenze non da Belfast, ma da Londra».

Come hai scelto di raccontare la storia?
«È stato interessante capire come questo conflitto sia potuto nascere e "concludersi" con una narrazione che sia bene o male condivisa da tutti. Un resoconto dei Troubles può essere fatto in modo oggettivo, senza chiavi di lettura differenti da una parte in causa o dall'altra. Soprattutto perché sono passati molti anni e si può guardare in maniera più "fredda". Per il podcast mi sono basato su un documentario della Bbc: anche se si avverte una certa propensione verso l'Irlanda, ho cercato di essere il più oggettivo possibile».

Quale che pensi che sia l'elemento di maggiore attualità?
«La tematica della Brexit e di questo confine nordirlandese, che ha creato grossi problemi nel rapporto tra il Regno Unito e l'Unione europea e che oggi rischia di scontentare la parte unionista legata a Londra (e ha causato scontri un paio di anni fa). C'è poi la questione della "eredità dei Troubles": le indagini, i procedimenti giudiziari irrisolti e il "colpo di spugna" ipotizzato da Boris Johnson, ma che rimane sul piatto anche con l'attuale governo. Ciò può generare molti malumori e ostacola una vera e propria riconciliazione. Per raggiungerla è fondamentale che tutti facciano un passo verso la verità di quanto è successo».

"Troubles - Una storia irlandese" ha avuto fin dall'inizio questa forma o ci sono state delle correzioni strada facendo?
«Volevo raccontare la vicenda dalla prospettiva di qualcuno che non fosse un attivista dei diritti umani, ma un uomo che era finito in carcere con l'accusa di terrorismo. Quindi ho contattato Michael Phillips (che è stato arrestato a Londra nel 1996, ndr). All'inizio volevo raccontare solo la sua storia ma, come ho detto nel primo episodio, mi sono trovato in difficoltà: era impossibile farlo senza conoscere i Troubles».

Quanto è durata la lavorazione del podcast?
«Circa un anno e mezzo: l'intervista a Phillips è del luglio 2021, poi c'è stata la documentazione, il montaggio eccetera. Il primo episodio è stato pubblicato alla fine dello scorso mese di gennaio».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

Swissabroad 1 anno fa su tio
Un paese bellissimo offeso per anni da questa diatriba inutile. Gli inglesi certo ci hanno messo del loro.
NOTIZIE PIÙ LETTE