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MONDOCiò che avviene da quasi tre mesi «non è la guerra fredda, è molto peggio»

23.05.22 - 07:31
L'Ucraina è il terreno sul quale si sta consumando la «sfida finale» tra Mosca e Washington
keystone-sda.ch / STF (Felipe Dana)
Ciò che avviene da quasi tre mesi «non è la guerra fredda, è molto peggio»
L'Ucraina è il terreno sul quale si sta consumando la «sfida finale» tra Mosca e Washington

ROMA - «Non è la guerra fredda. È molto peggio». Ovvero un conflitto «per procura» tra Russia e Stati Uniti, combattuto sul suolo ucraino, che potrebbe trascinare la regione - e poi il mondo intero - in una «dimensione ignota» dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche, «perfino nucleari».

È la posizione di Dario Fabbri nel suo editoriale del secondo numero della rivista di geopolitica italiana Domino. Siamo «a un singolo incidente dalla apocalisse», come evocato fin dal sinistro titolo "Quanto a mezzanotte?", che evoca l'inquietante Doomsday Clock, lo strumento inventato 75 anni fa dalla rivista Bulletin of the Atomic Scientists dell'Università di Chicago e che misura quanto manca alla mezzanotte, ovvero alla guerra atomica.

È legittimo (e sacrosanto) chiederselo, alla luce della grande incertezza che regna sovrana. Che farà Mosca? E l'Europa troverà finalmente una sua compattezza o continuerà a procedere in ordine sparso? Sono molte le sfumature: Regno Unito e le nazioni orientali dell'Ue sono definite da Fabbri «avanguardia del conflitto», mentre Parigi e Berlino sembrano «preoccupati tanto dall'aggressività russa quanto dalla volontà americana» di esacerbare il conflitto. Ci sono poi molte cancellerie che appaiono «mediamente disinteressate». Si fa notare la posizione dell'Italia, «al solito in preda ai marosi».

Perché gli Stati Uniti sono passati dall'offrire ospitalità a Zelensky nelle primissime ore del conflitto allo stanziamento di un fiume incredibile di dollari? Fondamentale, secondo Fabbri, è l'atteggiamento della Cina più ancora della capacità di resistenza dell'Ucraina e degli errori militari e strategici del Cremlino. «Consapevoli di doversi battere con la Repubblica Popolare e non con la Russia per la futura egemonia globale», Washington ha visto con spavento lo scivolamento di Mosca verso il colosso asiatico. «Anziché separare i due nemici», gli Usa «hanno visto il più debole concupito dal più forte, in un abbraccio che nel medio periodo rischia di rafforzare soltanto Pechino». Ecco quindi il perché della volontà di armare Kiev e d'infliggere una dura sconfitta alla Russia: «Sobillata dall'orrore, negli anelli del Pentagono è maturata la soluzione: uccidere l'Orso (la Russia, ndr) prima che finisca negli artigli del Dragone (la Cina, ndr)».

Ciò non è esente da rischi: «I russi non possono accettare una sconfitta, gli americani prelibano la vittoria. Con il colossale rischio di sprofondare». Tanto che si può sentire ticchettare, in lontananza, la lancetta dei secondi del fatale orologio dell'apocalisse.

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