Con questi sette sintomi (tutti insieme) c'è una buona probabilità di essere stati contagiati

È il risultato di una ricerca dell'Imperial College su oltre 1,1 milioni di volontari
È il risultato di una ricerca dell'Imperial College su oltre 1,1 milioni di volontari
LONDRA - Una ricerca compiuta da studiosi dell'Imperial College di Londra e pubblicata sulla rivista PLOS Medicine ha identificato sette sintomi che, se appaiono in contemporanea, indicano con buona probabilità (tra il 70 e il 75) una positività al coronavirus.
Lo studio è stato compiuto tra giugno 2020 e gennaio di quest'anno su un campione di oltre 1,1 milioni di volontari e si è basato sul confronto dei sintomi manifestati dai partecipanti una settimana con il risultato del tampone molecolare, effettuato una settimana dopo.
Si tratta di perdita o cambiamento dell’olfatto, perdita o cambiamento del gusto, febbre, tosse persistente, brividi, perdita di appetito e dolori muscolari. I primi quattro sono alla base dei criteri vigenti nel Regno Unito per determinare l'idoneità al tampone. Lo studio potrebbe portare a dei cambiamenti a come ci si rapporta a un possibile contagio: «Al fine di migliorare i tassi di positività al tampone molecolare e, di conseguenza, di migliorare il controllo della trasmissione del virus, proporremmo di estendere la lista dei sintomi usati come triage a tutti e sette i sintomi che abbiamo identificato». C'è però un rischio: «Molte persone con Covid non verranno testate — e quindi non si autoisoleranno —- perché i loro sintomi non corrispondono a quelli utilizzati nelle attuali linee guida sulla salute pubblica per aiutare a identificare le persone infette».
Criteri chiari per stabilire la necessità o meno di sottoporsi a un test Covid sono ampiamente richiesti, non solo dalla comunità scientifica. «Comprendiamo che sono necessari criteri di test chiari e che includere molti sintomi che si trovano comunemente in altre malattie (come l’influenza stagionale) potrebbe rischiare che le persone si auto-isolino inutilmente. Speriamo che i nostri risultati sui sintomi più diffusi contribuiscano a ottimizzare il rilevamento delle persone infette» spiegano i ricercatori.





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