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ITALIAVo’, scoperti i “pazienti zero” della prima zona rossa

24.04.21 - 08:00
L'Università di Padova ha stabilito che il ceppo virale circolante era identico a quello di due turisti cinesi di Wuhan
Keystone
Fine febbraio 2020: Vo' è zona rossa. Nessuno può entrare né uscire.
Fine febbraio 2020: Vo' è zona rossa. Nessuno può entrare né uscire.
Vo’, scoperti i “pazienti zero” della prima zona rossa
L'Università di Padova ha stabilito che il ceppo virale circolante era identico a quello di due turisti cinesi di Wuhan
Il professor Andrea Crisanti: «Ci manca davvero poco per ricostruire l'intera catena di trasmissione».

PADOVA / VO' - I ricercatori dell'Università di Padova hanno fatto un nuovo importante passo nel dare forma alla catena del contagio con cui, nel febbraio dello scorso anno, si è acceso uno dei primi focolai di Covid-19 in Italia. Quello di Vo', nel Veneto.

Secondo quanto riferito oggi dai media italiani, l'equipe, guidata dal professor Andrea Crisanti alla ricerca dei "pazienti zero", ha stabilito che il ceppo virale che circolava nel comune veneto è risultato identico a quello di una coppia di turisti cinesi, provenienti da Wuhan, che sbarcarono a Malpensa con una comitiva di connazionali per una vacanza nel gennaio 2020.

In Veneto, che fu una delle prime tappe del gruppo, la coppia - secondo quanto ricostruito dai ricercatori - entrò in contatto con la persona che, contagiandosi, ha successivamente innescato la diffusione del coronavirus nel comune padovano. E proprio questa persona sarebbe quindi l'anello mancante. «Ci manca davvero poco per ricostruire l'intera catena di trasmissione. Dai nostri studi l'inizio dei contagi a Vo'risalirebbe alla prima settimana di febbraio, quindi diversi giorni dopo la scoperta della positività dei due cittadini cinesi».

L'appello del sindaco di Vo'
E proprio per questo motivo, il sindaco di Vo', Giuliano Martini, ha lanciato ai suoi concittadini un appello. In particolare a quelli che si ammalarono in quei giorni, chiedendo loro di «provare a ricordare se hanno avuto contatti» con le città di Venezia, Verona o Parma nei giorni dal 23 al 27 gennaio del 2020.

Una delle prime "zone rosse"
Il piccolo comune veneto, in cui risiedono poco più di 3'000 persone, fu una delle prime "zone rosse" d'Italia - con quella di Codogno, nel Lodigiano - all'alba della pandemia. I primi due casi di coronavirus nel paesino emersero il 21 febbraio 2020. Quella sera uno dei due, un 77enne, morì. Fu la prima vittima del Covid-19 nella vicina Penisola. Gli eventi subiscono una brusca accelerazione e il giorno successivo l'allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, firmò un decreto per blindare le due zone focolaio. Fu l'inizio della pandemia in Italia e in Europa.

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