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«I social network devono pagare per i danni fatti dai no-vax»

Lo sostengono i laburisti britannici secondo i quali la disinformazione rischia di danneggiare il vaccino anti-Covid
Archivio Keystone
Manifestanti anti-restrizioni a Londra, fermati dalla polizia.
«I social network devono pagare per i danni fatti dai no-vax»
Lo sostengono i laburisti britannici secondo i quali la disinformazione rischia di danneggiare il vaccino anti-Covid
LONDRA - I colossi dei social media hanno fallito nel moderare i post dei gruppi anti-vaccino, contenuti «pericolosi e fuorvianti» che rischiano di costare caro alla salute pubblica. Ne sono convinti i laburisti britannici che, come ripor...

LONDRA - I colossi dei social media hanno fallito nel moderare i post dei gruppi anti-vaccino, contenuti «pericolosi e fuorvianti» che rischiano di costare caro alla salute pubblica. Ne sono convinti i laburisti britannici che, come riporta il Guardian, ritengono che Facebook & co. debbano ora essere multati.

Una mossa politica, questa, che arriva quando si inizia a parlare proprio di quei vaccini che potrebbero porre fine all'emergenza pandemica mondiale: «La disinformazione è reale, attuale e pericolosa», commenta il partito in una lettera aperta indirizzata al segretario alla Cultura e media digitali Oliver Dowden.

Un incontro sul tema si era già tenuto settimana scorsa, e i giganti hi-tech avevano accettato di non consentire la promozione dei contenuti no-vax e non lucrare su di essi attraverso pubblicità. La domanda dell'opposizione è: «Perché non si è semplicemente deciso di chiudere i gruppi in questione?».

Stando al team d'indagine laburista bastano pochi clic su Facebook per trovare gruppi no-vax con decine di migliaia d'iscritti, così come inscrizioni pubblicitarie su video di noti YouTuber antivaccini.

«Il governo ancora una volta mostra la sua incapacità a fronteggiare un problema noto da anni. Oggi però si tratta di una questione di vita o di morte, ogni persona che - a causa di questi contenuti - è dissuasa dal vaccinarsi contro il coronavirus è una di troppo».

Una misura, quella della censura, che non piace a tutti: «Francamente può fare più male che bene», commenta sempre al Guardian Adam Hadley dell'associazione Online Harms Foundation, «i no-vax, in un modo o nell'altro, continueranno a esistere. Un approccio più mirato potrebbe essere quello di far apparire pubblicità governative a supporto dei vaccini, a fianco a post e video che invece sono contrari».

 

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