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COREA DEL SUDNon rinunciano alla vacanza nonostante i sintomi del coronavirus: denunciate due turiste

06.04.20 - 06:00
Alla più giovane, appena rientrata dagli Usa, era stato detto di mettersi in quarantena
Depositphotos (dinhhang)
Le autorità dell'isola sudcoreana di Jeju hanno denunciato due donne.
Le autorità dell'isola sudcoreana di Jeju hanno denunciato due donne.
Non rinunciano alla vacanza nonostante i sintomi del coronavirus: denunciate due turiste
Alla più giovane, appena rientrata dagli Usa, era stato detto di mettersi in quarantena

SEUL - Il governo provinciale dell'isola sudcoreana di Jeju ha denunciato due turiste. La storia è raccontata dalla Cnn: si tratta di una madre di 52 anni e della figlia di 19 appena ritornata in patria dopo aver vissuto per motivi di studio negli Stati Uniti, a Boston.

A far andare su tutte le furie le autorità locali è il fatto che le due donne si sono recate nella rinomata località turistica, sebbene alla più giovane fosse stato detto di mettersi in auto-isolamento. Il 15 marzo la ragazza era stata sottoposta a controlli sanitari e le erano stati rilevati sintomi compatibili con l'infezione da coronavirus. Anziché mettersi in quarantena, la coppia ha compiuto il viaggio e il 21 marzo i sintomi si sono accentuati. Nonostante ciò, affermano le autorità provinciali di Jeju, entrambe hanno continuato a visitare attrazioni e locali come se niente fosse, entrando in contatto nei successivi quattro giorni con almeno 47 persone in 20 località differenti.

Una volta ritornate a Seul, entrambe sono risultate positive al coronavirus. La Provincia di Jeju ha quindi avviato una causa civile, con una richiesta di danni per 132 milioni di won (pari a poco meno di 105mila franchi svizzeri). Al risarcimento prendono parte anche due abitanti dell'isola che sono stati messi in quarantena dopo aver incontrato le donne e due esercizi commerciali che sono stati costretti a chiudere. Won Hee-ryong, governatore dell'isola, è stato molto severo: la più giovane delle due «non ha rispettato i suoi doveri di membro della comunità». La denuncia vuole essere «un forte avvertimento che minacciano la lotta mortale degli operatori sanitari, gli sforzi di chi lavora per prevenire il contagio e la partecipazione della popolazione».

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