“Sex roulette”: se prendi l’Hiv, hai “perso”

Il fenomeno preoccupa a Barcellona. Zonaprotetta: «In Ticino sappiamo di incontri sessuali di gruppo dove la protezione non è automatica»
BARCELLONA - Sesso e pericolo: una combinazione che molti trovano estremamente eccitante. Tanto che, per il brivido del rischio, alcuni sono pronti a mettere in gioco la propria salute in una sorta di roulette russa in cui la pallottola è l’Hiv, il virus che causa l’Aids. È il principio della “sex roulette”, orgia in cui è vietato usare il preservativo e uno dei partecipanti è volutamente sieropositivo, ma nessuno sa chi sia. Chi si infetta “perde”.
Medici preoccupati a Barcellona
La pratica sembra essere sempre più diffusa a Barcellona, in Spagna. A denunciarlo, riporta El Periódico, è il servizio malattie infettive dell’Hospital Clínic, che sottolinea come si sia persa l’attenzione verso un’infezione che, è vero, è trattabile tanto da non risultare mortale, ma è comunque incurabile. A prendere parte a questi festini, precisa l’associazione “Cadena Ser”, sono generalmente uomini omosessuali.
«In ticino sappiamo di incontri sessuali di gruppo non protetti»
«Non abbiamo riscontri di pratiche così formalizzate sul nostro territorio ─ premette Vittorio Degli Antoni, coordinatore del servizio di consulenza sulle malattie sessualmente trasmissibili “Zonaprotetta” ─. Certamente, però, sappiamo che ci sono degli incontri di gruppo di natura sessuale in cui la protezione non è automatica».
Il vero pericolo non è la persona che sa di essere sieropositiva
Per quanto riguarda le “sex roulette”, secondo il consulente bisognerebbe spostare l’attenzione dalla presunta “pallottola” ─ il partecipante che sa di essere infetto ─ al resto del “tamburo”: «Non è tanto la persona che sa di essere sieropositiva e che si cura a essere pericolosa ─ spiega ─. Se la terapia è efficace, la viremia è azzerata e non sono presenti altre malattie sessualmente trasmissibili, quest’ultima non sarebbe infatti nemmeno contagiosa. La trasmissione può piuttosto avvenire da una persona che non sa di essere sieropositiva, specialmente se è stata contagiata da poco».
Infettarsi una volta per tutte “per non pensarci più”
I medici dell’Hospital Clínic registrano storie di giovani che, durante queste orgie, cercano di infettarsi con l’Hiv per (pensano loro) non doversi più preoccupare di proteggersi. Cosa pensa di questa pratica? «La psiche è complicata e può anche elaborare pensieri di questo tipo ─ premette il responsabile di Zonaprotetta ─. Credo, tuttavia, che questa sia una strategia sbagliata e da evitare. Essere sieropositivi, infatti, non garantisce una stabilità della salute e rappresenta un fattore di stress. Dirsi che ci si è infettati per “togliersi il pensiero” è forse piuttosto una scusa che una persona già un po’ fragile può dire a sé stessa».
«Prendere tutti i giorni un medicamento richiede grande disciplina»
Trova che, siccome ormai è trattabile e generalmente non mortale, l’infezione da Hiv venga sottovalutata oggi come oggi? «Sì, di sicuro c’è un rischio di banalizzazione ─ spiega Degli Antoni ─. Si sottovaluta la pesantezza delle cure e la difficoltà di seguirle per un lungo periodo. Per tutta la vita allo stato attuale. Assumere tutti i giorni dei medicamenti in maniera regolare richiede una grande disciplina. È vero che ci sono molte persone sieropositive che stanno bene e che conducono una vita normale, ma questo è il frutto di un percorso e queste persone devono ricordarsi ogni giorno di essere sieropositivi e di prendere un medicamento».
«Non bisogna pensare che non ci si debba più proteggere»
L’idea che, una volta che si è infetti, si possa fare sesso non protetto in libertà è d’altronde distorta. «Questo è un pensiero ancora più pericoloso perché sussiste il pericolo della reinfezione ─ mette in guardia il consulente ─. È possibile infatti infettarsi più volte, anche di virus più resistenti che possono rendere inefficace la cura. Non bisogna pensare che, una volta che si è sieropositivi, non ci si debba più proteggere».



