«Vi racconto quando ho visto Morricone piangere»


Luigi Caiola, storico produttore e manager del grande compositore, porta a Lugano il 30 novembre lo spettacolo "We all love Ennio Morricone"
Luigi Caiola, storico produttore e manager del grande compositore, porta a Lugano il 30 novembre lo spettacolo "We all love Ennio Morricone"
SAVOSA - «Senti la sua musica e sai che è Ennio», dice nel film "Ennio" di Giuseppe Tornatore il direttore d'orchestra John Williams. Chi quella musica l'ha portata in giro nei teatri di tutto il mondo e ha convinto colui che ne è stato l'insuperabile artefice a uscire da quella stanza di via dell'Ara Coeli a Roma e salire sul palcoscenico, è Luigi Caiola, storico produttore e manager del Maestro Ennio Morricone.
Lugano rivivrà il genio del grande compositore grazie a uno spettacolo - We all love Ennio Morricone - che proprio Caiola porterà il 30 novembre al Palazzo dei Congressi. Le composizioni più note riecheggeranno grazie all'orchestra ViVas! Lab e alcuni dei più importanti musicisti che seguirono Morricone in giro per il mondo, mentre all'attore Luigi Petrucci sarà affidato il compito di riportare aneddoti e vicende che hanno caratterizzato la lunga collaborazione tra Ennio Morricone e Caiola.
Signor Caiola, lei, un perfetto sconosciuto a quel tempo, un giorno bussa alla porta del già affermato Morricone e gli propone di fare un disco e il Maestro gli dice di sì. Addirittura ne uscì un cofanetto con 4 cd. Prima di lei anche altri ci avevano tentato, senza successo. Può ritenersi un uomo davvero fortunato.
«Direi di sì, ma adesso le spiego anche perché Morricone decise di approvare l'idea. Pochi mesi prima di me era arrivato a casa sua un importantissimo produttore discografico americano, che fece la stessa richiesta. Morricone gli rispose che oltre alle composizioni per il cinema dentro al cd voleva metterci anche altre sue opere. L'americano, ben conoscendo il mercato, disse no. Quando arrivai io e accettati invece in toto le sue condizioni lui disse: "Questo è il produttore che fa per me". Arrivammo a fare 4 cd, con musiche da film e altre sue composizioni originali».
Ma perché teneva così tanto al fatto che figurassero anche le musiche non da film?
«Perché per lui era vitale, artisticamente parlando, ripristinare il primato della musica in sé rispetto alla scrittura musicale da cinema. Che inizialmente considerava sminuente per un grande compositore come lui. Morricone prima di tutto era un grande compositore, poi un compositore da cinema. Lui si considerava così».
Le disse di sì una seconda volta: quando assentì alla "scandalosa" sua proposta di farlo salire su un palcoscenico e dirigere le sue composizioni più note nei teatri di tutto il mondo. Debuttaste nel 2001 al Barbican di Londra. Se le musiche di Morricone era note, un po' meno il suo volto. Mi racconta cosa accadde prima di quel concerto?
«Morricone era perplesso sul fatto che al pubblico potesse interessare di stare lì ad ascoltare in un teatro le musiche da film e guardare lui che dirigeva un'orchestra. Si stavano incontrando due personaggi sconosciuti l'uno all'altro, il pubblico e Morricone. Lui sapeva benissimo che la sua musica era amatissima, ma riteneva che lo fosse perché ricevuta attraverso il film e non con la mediazione di un teatro. Ebbene, a Londra furono due sold-out. Ma il bello arriva prima del concerto di debutto. Questa la scena. Orchestra e coro schierati sul palco, quasi 200 elementi, il concerto sta per iniziare, esce un nostro addetto per posizionare sul leggìo di Morricone le partiture. Di lì a poco sarebbe entrato Ennio. Come il nostro addetto, Mario Rocchi, esce sul palco parte la standing ovation del pubblico, perché pensavano fosse lui Ennio Morricone. Rocchi tentò di far capire al pubblico che non era lui Morricone ma il pubblico seguitò, non c'è stato niente da fare».
Avete lavorato insieme per 18 anni in grande sintonia: ricorda dei momenti in cui vi siete invece un po' "beccati"?
Era umanamente una persona complessa, con delle "esplosioni" caratteriali legate però sempre al lavoro, perché al di fuori era delicato, gentile, anche un pò fragile. Gliene racconto una di queste "esplosioni". Eravamo all'ONU per un concerto. Prima di iniziare le prove entro in camerino e gli dico: "Ennio, sono perplesso sull'utilizzo di questo coro, perché è un coro amatoriale e il brano è complesso" (si intitolava Voci dal silenzio, dedicato alle vittime degli attentati alle Torri Gemelle). Gli suggerisco almeno per quel pezzo di utilizzare un coro di professionisti che avevamo a disposizione. Lui mi risponde di no, "voglio provare tutti e due" dice. Parte la prova, tempo qualche secondo e lui blocca tutto, si gira verso di me che sono in sala e urla furioso: "Bel cavolo di coro che mi hai dato". Poi in camerino si pentì e mi disse "certe volte mi faccio prendere, ti chiedo scusa"».
Il pubblico quando ascolta le sue opere spesso a stento riesce a trattenere il pianto: Morricone si commuoveva quando riascoltava le sue arie?
«Mi è capitato due volte vederlo commuoversi, sul tema di "Deborah", in "C'era una volta in America". A chi non è capitato, sentendo la bellezza di quella composizione».
Lo spettacolo che arriverà a Lugano per lei rappresenta un bel giro di vita all'indietro in quei 18 anni trascorsi insieme: commozione anche qui.
«Per me e i musicisti è un viaggio nella nostra memoria, un tuffo nei ricordi, un'esperienza sentimentale per chi ha vissuto così in stretta intimità con lui. Questo spettacolo, al di là delle opere celebri, mostra un Morricone da un'angolazione diversa, da quella del compositore di musica, separato dall'autore di musiche per il cinema. Lui era soprattutto un musicista nell'accezione più pura e originaria del termine».
Che usava gli "attrezzi" più artigianali per comporre: carta, matita, gomma e...niente pianoforte.
«Nel modo più assoluto. Le musiche lui le aveva tutte in testa e le trascriveva sullo spartito. Il pianoforte lo usava solo dopo per trovare conferma a ciò che aveva scritto sul foglio o per far sentire ai registi e ai produttori che andavano a trovarlo a casa sua la colonna sonora che aveva scritto».