«Posso cantare solamente le canzoni che sento»

Niccolò Fabi farà tappa venerdì 14 novembre al Palazzo dei Congressi di Lugano con il tour di "Libertà negli occhi"
Niccolò Fabi farà tappa venerdì 14 novembre al Palazzo dei Congressi di Lugano con il tour di "Libertà negli occhi"
LUGANO - Una "psicoterapia di gruppo", come ama chiamarla lui, ancora più che un concerto. Parliamo di quanto avverrà venerdì 14 novembre dalle 20.30 al Palazzo dei Congressi di Lugano, che spalancherà le sue porte per Niccolò Fabi e l'unica tappa ticinese del "Libertà negli occhi Tour 2025".
È stato possibile raggiungere il cantautore italiano tra due tappe consecutive di questo giro abbastanza frenetico su e giù per la Penisola. Attorno a lui, in questa tournée, c'è lo stesso gruppo di musicisti con cui ha creato il disco (Roberto Angelini, Alberto Bianco, Cesare Augusto Giorgini, Filippo Cornaglia e Riccardo Parravicini), con l'eccezione di Emma Nolde.
Ha dichiarato che in questo tour sta portando «lo spirito del disco. E forse è lui che porta in concerto me». Al centro c'è quindi l'opera mentre l'artista si mette al suo servizio. Non è scontato.
«Mi rendo sempre più conto che io e le canzoni raccontiamo davvero lo spirito di questo disco, che è indubbiamente fatto di una sensazione di libertà, di non dover seguire il canovaccio un po' classico dei concerti di un cantautore che ha trent'anni di carriera. Niente viaggio nella mia produzione: non è una collezione di brani più o meno conosciuti. Ho scelto queste canzoni perché penso che creino un flusso simile di approccio sonoro, di atmosfera. Questo, probabilmente, comprende anche il fatto che io sia un pochino più in disparte, sulla scena. Lo spiego anche agli spettatori: non è una posa vezzosa, stare nell'ombra, ma è un modo per far ascoltare davvero la mia voce».
L'opera è stata fortemente influenzata dal luogo nel quale è stata realizzata: questo chalet isolato in Val di Sole, tra le montagne e la neve.
«Non è stato ovviamente tutto scritto lì, ma è vero che alcune canzoni erano strutture aperte che si sono chiuse lassù, mentre altre sono nate grazie a quel tipo di atmosfera. È stato molto suggestivo il fatto di essere isolati, tra noi, di vivere un'esperienza che ci ha costretto a raccontarci, a scoprirci. Parte integrante del mio linguaggio è scoprirsi e, quindi, questa piccola protezione che le montagne ci hanno dato è stata molto utile. C'è poi la componente di divertimento del suonare che si è unita alla malinconia della scrittura, creando secondo me un equilibrio bello, vitale».
Siamo in un momento serrato del tour, con date quotidiane o quasi: come ha risposto il pubblico finora?
«Qualcuno potrebbe aver vissuto come una forzatura l'aver eliminato dalla scaletta delle canzoni abbastanza classiche dell'ultimo periodo della mia carriera. Ma l'ho fatto gradualmente, cercando di spiegare a chi mi ascolta che l'evoluzione della mia vita ha fatto sì che io, adesso, possa cantare solamente le canzoni che sento. L'unica mia caratteristica artistica positiva è sentire tanto ciò che canto. Quello che non sento - perché è passata una stagione della vita o perché non mi piace più - non sono in grado di riproporlo solo perché qualcuno se lo aspetta».
Come definirebbe questo spettacolo?
«La cosa che si avvicina di più al mio gusto. È giusto che lo faccia ascoltare al mio pubblico per verità, per trasparenza. La sensazione è generalmente positiva, i feedback che mi arrivano sono sempre di grande intensità».
La definizione più bella che ho letto, a proposito di "Libertà negli occhi", è probabilmente questa: «Un atto di resistenza gentile».
«È indubbiamente una forma gentile, che non ha nell'aggressività e nella rabbia le sue caratteristiche. C'è voluto del tempo per convincere che questa gentilezza non corrispondesse a debolezza di pensiero o di proposta. Il termine "resistenza", invece, mi fa entrare in qualcosa di bellico, che mi fa paura. È vero d'altronde che è un punto di vista molto chiaro su come si possa stare in questa società senza entrare in alcuni meccanismi di auto-esaltazione...».
È un disco che parla del dialogo con una stagione della vita. La copertina, con questo paesaggio innevato, mi ha ricordato molto quella di "Una somma di piccole cose", che è un album bellissimo e, credo, per lei fondamentale.
«Non è stata una scelta casuale, quella di riprendere l'impostazione grafica e concettuale di quel disco, anche se "Una somma di piccole cose" rimarrà probabilmente unico nella mia vita per tante ragioni. A cominciare dall'averlo fatto in totale solitudine. Ad accomunarli c'è il dimenticarsi le aspettative delle persone, del mercato, dei miei più affezionati fan e perfino degli amici. Nessuna pressione che può in qualche modo sviarci, corromperci, farci venire dei dubbi. È stato tornare al momento della vita in cui fare musica e scrivere canzoni non aveva altra finalità se non quella di un'espressione necessaria e personale, per guardarsi dentro e divertirsi, facendolo».
C'è poi il testo di "Alba", che ha colpito tutti i recensori: quel momento di immense possibilità che si materializza «nella pausa che c'è / tra capire e cambiare».
«Secondo me è uscita bene, quella frase. L'avevo messa da parte, come spesso capita, dopo una bella chiacchierata fatta a colazione con un amico nella piazza dove abito. Parlando di tutti i nostri percorsi ci rendevamo conto effettivamente come, andando avanti, ognuno di noi avesse raggiunto una certa consapevolezza di quelli che sono i propri meccanismi interiori, i propri traumi (e dove questi sono nati), a cosa si devono certe nostre debolezze... Però capivamo entrambi che un conto era avere la consapevolezza di quello che andava cambiato nella nostra vita, un altro riuscire a farlo. Quella frase conteneva tutto e mi è sembrato assurdo metterla all'interno di una canzone che parlasse d'altro. Per fortuna, quando ci siamo trovati a fare questo tappeto sonoro in Val di Sole, è stato il primo pezzo che abbiamo suonato una volta accesi gli strumenti. Quella frase ci è cascata proprio a pennello, era fatta per essere lì. È forse, in questo momento della mia vita, quella che sintetizza meglio quello che vorrei riuscire a dire o fare».






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