Meno aiuti agli stranieri? Il Parlamento si spacca (esattamente) a metà

Il voto sulla mozione del leghista Alessandro Mazzoleni finisce con un clamoroso pareggio (35 a 35). Si riproverà nella prossima sessione.
BELLINZONA - Clamoroso in Gran Consiglio. È infatti terminato con un pareggio in zona Cesarini (la preferenza del deputato ecologista Marco Noi è stata accettata sul filo di lana) il voto sulla mozione «Troppi aiuti sociali agli stranieri penalizzano i ticinesi: un approfondimento è indispensabile» presentata da Alessandro Mazzoleni il 22 gennaio 2024.
Con questo atto parlamentare il deputato leghista chiedeva al Consiglio di Stato di «annullare o perlomeno ridurre gli aiuti sociali agli stranieri», dando incarico a «un perito esterno in assicurazioni sociali» per verificare se fosse possibile «escludere gli stranieri da tali aiuti, oppure subordinare il loro accesso a un periodo di attesa. L’esperto avrebbe inoltre dovuto indicare le eventuali modifiche legislative necessarie per limitare o escludere il diritto degli stranieri alle prestazioni sociali, distinguendo per tipologia di permesso (C, B, S, ecc.) e valutando l’impatto economico che tali misure avrebbero sulle finanze del Cantone.
Un risultato che costringerà i deputati ai "tempi supplementari" nella prossima sezione di Gran Consiglio e che - per ora - non ha dato seguito alle indicazioni del Consiglio di Stato che, nel suo messaggio, aveva fatto intendere di non voler dar seguito alla proposta. Questo perché: «Le leggi già oggi prevedono l'esclusione per gli stranieri con statuto speciale (i rifugiati, i richiedenti l’asilo e gli stranieri ammessi in Svizzera a titolo provvisorio presi a carico ai sensi della LAsi), mentre impongono agli altri cittadini stranieri ulteriori condizioni per l'ottenimento delle prestazioni sociali cantonali (diritto subordinato a un periodo di carenza, inteso nel senso di domicilio e residenza in Ticino precedentemente al verificarsi dell’evento). Per contro, superate queste restrizioni, un cittadino straniero deve potere beneficiare delle prestazioni, conformemente al quadro normativo vigente. La normativa ticinese resiste anche sotto il profilo dei diritti convenzionali, precisando se ritenuto il caso un'ulteriore distinzione tra cittadini con una nazionalità di uno Stato dell'UE/AELS e gli altri».
Rapporto di maggioranza – Tre le relazioni presentate al Gran Consiglio. Il primo rapporto, di cui relatore è Alain Bühler, sottolineava come «in un contesto in cui il sistema sociale ticinese è messo sotto pressione da dinamiche demografiche e da una crescente mobilità, un esame integrato e strutturato delle possibilità normative appare non solo legittimo e proporzionato, ma anche necessario». Invitando il Gran Consiglio ad approvare la mozione, il rapporto evidenziava che «la richiesta si distingue per la sua natura istruttoria e non pregiudiziale: essa mira a fornire al Gran Consiglio uno strumento solido, fondato su analisi approfondite e coordinate, per valutare con cognizione di causa eventuali evoluzioni legislative».
Rapporto di minoranza 1 – Una minoranza dei membri della Commissione sanità e sicurezza sociale, con relatore Maurizio Augustoni, proponeva invece di accogliere parzialmente la mozione, conferendo alla Commissione il mandato di incaricare un esperto esterno in assicurazioni sociali. L’esperto avrebbe dovuto valutare la possibilità di escludere gli stranieri dall’accesso alle prestazioni sociali cantonali coordinate dalla Laps e di introdurre un periodo di attesa o di carenza per accedervi, differenziato a seconda del tipo di permesso (C, B, S, F, ecc.). Inoltre, avrebbe dovuto indicare eventuali modifiche legislative necessarie e fornire una valutazione sommaria dell’impatto economico che tali misure avrebbero sulle finanze del Cantone. La Commissione avrebbe riferito al Gran Consiglio sulle conclusioni dell’esperto entro il 31 dicembre 2026.
Rapporto di minoranza 2 – Un’altra parte della Commissione, di cui correlatori Giulia Petralli e Maurizio Canetta, riteneva invece che la mozione non apportasse alcun valore aggiunto e che non vi fossero elementi concreti per giustificare ulteriori approfondimenti. «Affidare un incarico esterno non farebbe che duplicare informazioni e attività già disponibili e ben gestite a livello cantonale». Per queste ragioni, il Gran Consiglio è stato invitato a respingerla, «ribadendo l'importanza di orientare l'azione politica verso interventi concreti di sostegno sociale, capaci di garantire equità e inclusione».




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