Tour de France e Olma: «Si rinuncia per un capriccio del Governo»

L'Udc sulla rinuncia ai due eventi: «Una ripicca contro chi ha votato il decreto Morisoli»
BELLINZONA - No all'Olma e pure al Tour de France. La decisione dettata dal Governo come conseguenza del decreto Morisoli non piace all'UDC che, passa così all'attacco: «Quando si inizierà a fare ciò che il popolo ha deciso? Rinunciare ai due eventi appellandosi al Decreto del pareggio dei conti, è un capriccio stizzito di un Governo senza idee che vuole annacquare il verdetto del voto popolare per continuare con il solito tassa e spendi».
Queste decisioni, agli occhi dell'Udc paiono «una capricciosa ripicca contro chi ha votato il “Decreto per il pareggio dei conti nel 2025” o meglio, contro chi costringe il Governo a non sprecare i soldi dei contribuenti». Il gruppo Udc segnala quindi di voler depositare un’interrogazione articolata a riguardo per «obbligare il Governo a determinarsi in modo chiaro».
«Il 15 maggio scorso il popolo ha dato il chiaro mandato al Governo di pareggiare i conti entro il 2025 e perciò di risparmiare tra gli 80 ai 100 milioni di franchi sull’arco di tre anni - si legge in una nota giunta in mattinata -. Ora, l’Esecutivo dopo aver perso un anno intero menando il can per l’aia, ha deciso tutto d’un botto di rinunciare a due iniziative di pubblico interesse, che avrebbero portato al Ticino non solo visibilità e pubblicità internazionale, ma anche degli introiti concreti sul territorio. Queste rinunce sono un risparmio alibi e sembrano avere lo squallido obiettivo di far cambiare l’opinione pubblica sul “Decreto per il pareggio dei conti nel 2025».
Rinunciare a ospitare la partenza del Tour de France (tra quattro o cinque anni, nel 2027 o 2028) e a partecipare come Cantone ospite alla fiera agricola OLMA a San Gallo l’anno prossimo permetterebbe, secondo il Governo, di risparmiare 6.5 mio di franchi. Tali costi appaiono però agli occhi dell'Udc come «esagerati». «È piuttosto chiaro - si prosegue - che il maldestro intento del Governo sia quello di rifiutare il sostegno a progetti molto popolari, a cui nessun Governo con un minimo di buon senso rinuncerebbe, per mettere in cattiva luce il Decreto approvato dal popolo. Il tutto continuando con il tassa e spendi che si è rivelato il marchio di fabbrica del Governo ticinese. Governo che, invece di giochicchiare, è chiamato a ridurre la spesa strutturale, analizzando i costi permanenti e cercando di razionalizzare l’operato dello Stato». «Se ad un anno di distanza dal voto popolare sui risparmi siamo al punto di dover falciare due importanti progetti, dal contributo finanziario piuttosto modesto, significa che verosimilmente il Governo non ha ancora iniziato l’esercizio e, forse ancora peggio, non ha nemmeno l’intenzione di farlo seriamente», si incalza ancora.



