Il Partito Comunista contro l'appuntamento del 4 e 5 luglio: «È un evento che cozza con la nostra tradizione diplomatica»
LUGANO - Il Partito comunista chiede l'annullamento della Conferenza sull'Ucraina che si terrà a Lugano nelle giornate del 4 e 5 luglio. È «un evento che cozza con la nostra tradizione diplomatica e che non contribuirà affatto a una soluzione pacifica del conflitto», scrivono i comunisti in un comunicato.
«Lugano blindata per tutelare gli oligarchi e ostacolare la pace?», chiede il partito, indicando le sue quattro motivazioni. In primis «la presenza di una sola delle due parti in guerra» che vedrebbe così la Confederazione «schierarsi apertamente e rinunciare a ogni ruolo di mediazione». Vi è poi la partecipazione dell'FMI, il Fondo Monetario Internazionale, che «renderà - scrive il PC - la Conferenza una riunione per la spartizione di stampo neo-coloniale dell'economia ucraina, a tutto vantaggio degli oligarchi ucraini e statunitensi».
Nel concreto della realtà luganese, che in quei giorni si annuncia blindata, il Partito comunista sottolinea anche la massiccia presenza dell'esercito, della polizia e della Protezione civile parlando di «sproporzione di mezzi inaccettabile che creerà ampi disagi alla popolazione e al suo diritto di muoversi liberamente». E che comporterà «costi ingenti che pagheranno i cittadini».
Infine, c'è la presunta presenza di "spie russe", evocata dalla stampa romanda negli scorsi giorni, che sarebbero pronte a «provocare incidenti». Un fattore, conclude il PC, che «lascia presagire un rischio di strategia della tensione estremamente pericolosa per la nostra stessa sicurezza nazionale».