Secondo un esperto i lingotti rubati lunedì potrebbero essere "semplicemente depositati in qualche caveau elvetico"
TURATE - Proseguono incessantemente le indagini per chiarire le responsabilità dell'assalto ai due furgoni portavalori, avvenuto lunedì sull'autostrada A9 tra Saronno e Turate. La "rapina del secolo", come l'hanno ribattezzata alcuni media italiani, è al vaglio degli inquirenti che stanno cercando di trarre elementi utili per capire da chi era composto il commando. E dove sono finiti i lingotti d'oro, il cui ammontare è di poco inferiore ai 10 milioni di euro.
Potrebbero essere ancora nella zona della rapina, scrive il Corriere di Como, in attesa di passare il confine e arrivare in Svizzera, destinazione originaria del carico trasportato dai furgoni della ditta Battistolli di Vicenza. I 240 chili d'oro potrebbero essere finiti nel giro d'affari dei "compro oro", o meglio in quella zona d'ombra legata alla malavita. Non a caso gli inquirenti ritengono che i legami tra la banda che ha operato a Turate e il crimine organizzato siano solidi. Il commando potrebbe essere anche una diretta emanazione di una cosca, e il bottino capitale da essere investito in droga o armi.
Tornando all'oro, il professore di Legislazione antiriciclaggio all'Università di Bologna Ranieri Razzante, intervistato sempre dal quotidiano comasco, delinea alcune ipotesi. Una è quella di un trattamento del metallo, riciclato tramite il mercato o fuso in proprio in parti più piccole e facilmente trasportabili. Un'altra è un "baratto" con le cosche in cambio di una partita di droga.
Il terzo porta alla piazza finanziaria elvetica: i lingotti, ipotizza Razzante, potrebbero essere "semplicemente depositati in qualche caveau elvetico. Penso che una banca non rifiuterebbe un simile quantitativo d'oro. Farebbe sì qualche domanda, ma senza insistere troppo".