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AURIGENO/ LUGANO

Uccidere il "rivale in amore": «Succede quando la donna è intesa come proprietà»

È iniziato ieri il processo contro l'uomo che l'11 maggio 2023 uccise il compagno dell'ex moglie. Lo sguardo di un esperto.
Ti-Press / Maria Linda Clericetti
Uccidere il "rivale in amore": «Succede quando la donna è intesa come proprietà»
È iniziato ieri il processo contro l'uomo che l'11 maggio 2023 uccise il compagno dell'ex moglie. Lo sguardo di un esperto.

AURIGENO/ LUGANO - «In queste relazioni la donna assume il ruolo di proprietà del compagno o del marito». Il criminologo clinico ed esperto in Neuroscienze Forensi, dottor Franco Posa, spiega in questo modo cosa succede quando la rabbia di un uomo trova sfogo sul "rivale in amore".

Delitto di Aurigeno - Ieri, presso la Corte delle Assise criminali di Lugano, è iniziato il processo contro il 44enne che l'11 maggio 2023 ad Aurigeno uccise a colpi di pistola il nuovo partner dell'ex moglie.

Ma cosa scatta nella mente dell'uomo che scarica la sua frustrazione con una tale violenza? «La rivendicazione va nei confronti di chi ruba questa proprietà, quindi il nuovo compagno», continua Posa. «Ma è chiaro che in seguito va a rivolgersi anche contro la donna stessa. Il nocciolo della questione è però che la donna è vista come proprietà assoluta, come un dovere solo nei confronti di chi possiede questa donna. È così che si scatenano questi episodi».

La rivendicazione - Di conseguenza, nel momento in cui questa proprietà gli viene sottratta, si sente legittimato a compiere qualsiasi crimine? «Esatto, scatta la rivendicazione che in questo caso non può essere altro che violenta perché non esiste una contrattazione. Non esiste una capacità verbale».

In questi casi, per queste persone sembra esistere solo l'atteggiamento violento. «Il ragionamento è questo: io non posso andare a contrattare qualche cosa che non è un contratto, qualche cosa che in realtà non è una proprietà. L'unica strada percorribile è la violenza».

Come trova sfogo la frustrazione - Secondo le statistiche, conferma il criminologo, i casi di confronto violento con l'ex moglie o ex compagna sono molto maggiori. «Ovviamente questo però non esclude il fatto che in alcuni territori e in alcune situazioni a volte questa statistica si ribalta. È una questione culturale, epidemiologica e complessa. In linea di massima però la prima vittima è la donna».

La ragione? «La sua fragilità, e quindi la semplificazione nell'essere violenti nei suoi confronti. Inoltre l'uomo priva l'ex compagna della possibilità di avere un'altra relazione: "Tu sei mia. Vuoi qualcun altro? Allora io ti uccido"».

Una questione culturale e sociale - Ma come rompere questa logica perversa? «È una questione culturale e sociale. Bisogna insistere con le attività di sostegno e di prevenzione così da spiegare che le proprietà non esistono. Il meccanismo di proprietà va demolito discutendo nelle scuole, nelle comunità e in tutti quei luoghi dove questo principio di rispetto reciproco sia chiaro. Sia la società che la comunità devono assumersi questa responsabilità».


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