«Totale disprezzo per la vita», chiesti 18 anni e mezzo per l’autore del delitto di Chiasso


La richiesta da parte dell'accusa: «Ha agito in modo barbaro e atroce»
La richiesta da parte dell'accusa: «Ha agito in modo barbaro e atroce»
CHIASSO / LUGANO - «La sua indole spregiudicata e la ricerca spasmodica di cocaina primeggiavano». Il procuratore Zaccaria Akbas ha chiesto 18 anni e 6 mesi di detenzione (oltre a 15 anni di espulsione) per il 28enne somalo responsabile del delitto di Chiasso, avvenuto il 1 marzo 2024 ai danni di un 50enne (la richiesta comprende anche i reati di aggressione e rissa).
La richiesta - La pena richiesta è stata attenuata da un blando disturbo di natura psichiatrica riscontrato dalla perizia. L’uomo è accusato di assassinio, ma anche di aggressione e rissa. Queste ultime due ipotesi di reato si rifanno all’inchiesta relativa alle aggressioni al Blu Martini dove l’imputato è coinvolto insieme con altri tre amici.
«Non è nuovo ad atti violenti» - «Non è nuovo ad atti violenti verso le persone - ha spiegato il procuratore - le motivazioni fornite inizialmente per il delitto, fra cui un presunto tentativo di molestia subita, ci hanno lasciato subito perplessi. Inoltre, si tratta di motivazioni ben pensate e strutturate per chi ritiene di essere fuori di testa».
Le 18 coltellate - Nel ripercorrere quanto accaduto a casa della vittima quel 1 marzo, il procuratore ha precisato come, a causa delle ferite subite, la vittima sia morta in pochi minuti. «L’imputato, in stato di intossicazione acuta da cocaina, ha colpito il 50enne di Chiasso» con un coltello da bistecca a punta «mentre si trovavano in corridoio. Poi ha tirato altri fendenti al collo, al viso, al petto, al torace e alla spalla sinistra. Quando la vittima era già agonizzante in bagno, l’ha colpita ancora».
«Disprezzo totale verso la vita» - Il movente, secondo il procuratore, sarebbe da imputare alla volontà del 50enne di non cedergli la cocaina e perché l’avrebbe spinto per farlo uscire dalla propria abitazione. «Si è trattata di una rappresaglia. Le motivazioni sono particolarmente odiose, causate da futilità ed egoismo. Ha agito in modo barbaro e atroce, infliggendo più sofferenze di quante fossero necessarie, mostrando un disprezzo totale per la vita».
Il processo, lo ricordiamo, non riguarda solo l'uccisione di Chiasso: convoglia quattro atti d’accusa e due inchieste in un unico procedimento. Dopo i procuratori e gli accusatori privati, la parola ora passa alle difese.