Nel processo per usura e promovimento della prostituzione parlano gli imputati
LUGANO - «Duecento ragazze? Mi sembrano tante, troppe!» È quanto sostiene uno dei quattro imputati, un cittadino italiano di 57 anni, a processo per usura e promovimento della prostituzione davanti alla Corte delle Criminali di Mendrisio, riunita a Lugano. «All’inizio dell’attività ce n’erano tra le sei e le sette, poi mai più di venti. Si può forse parlare di duecento ragazze, se si considera che c’erano quelle che andavano e venivano».
La pigione - Le ragazze, impiegate senza un permesso di lavoro nell’ex postribolo Rosa Nera di Chiasso, erano alloggiate in diversi appartamenti nelle vicinanze a una tariffa giornaliera di 120 franchi (ma le inquiline erano invitate a dire, se interrogate dalla polizia, che pagavano 30 franchi al giorno). «Una pigione sproporzionata? Bisogna considerare che era compreso il vitto e che ricevevano anche biancheria e asciugamani, potevano usufruire del locale e avevano accesso alla discoteca» sottolinea il 57enne, che era amministratore unico di una società che prendeva in locazione gli appartamenti in questione per una tariffa mensile compresa tra i 750 e i 1'100 franchi.
Soldi reinvestiti? - Il guadagno, che secondo l’accusa ammonta a oltre 90'000 franchi per oltre 2'000 giorni di locazione, sarebbe stato «reinvestito nella Rosa Nera» assicura, da parte sua, un’altra imputata, una 40enne cittadina italiana.