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'Ndrangheta, coinvolto un ex candidato al Consiglio di Stato

Oltre 1000 chili di cocaina importati dal Sudamerica. Il denaro era riciclato a Lugano. Un ruolo chiave l'avrebbe avuto Raffaele Tognacca
Foto Guardia di Finanza
'Ndrangheta, coinvolto un ex candidato al Consiglio di Stato
Oltre 1000 chili di cocaina importati dal Sudamerica. Il denaro era riciclato a Lugano. Un ruolo chiave l'avrebbe avuto Raffaele Tognacca
ROMA - Avrebbe una ramificazione ticinese la maxi operazione compiuta dalla Guardia di finanza contro una cellula della 'ndrangheta attiva a Roma, che ha portato all'arresto di 19 persone. In due anni l'organizzazione ha importato oltre 1000 chili d...

ROMA - Avrebbe una ramificazione ticinese la maxi operazione compiuta dalla Guardia di finanza contro una cellula della 'ndrangheta attiva a Roma, che ha portato all'arresto di 19 persone.

In due anni l'organizzazione ha importato oltre 1000 chili di cocaina dal Sudamerica. La droga era destinata alla piazza di spaccio romana. Il denaro derivato dalla vendita dello stupefacente, riferisce il quotidiano italiano La Stampa, sarebbe stato invece riciclato da insospettabili promotori finanziari tramite canali bancari svizzeri, anche se tutto passava attraverso una società d'intermediazione finanziaria, con sede in Inghilterra e con filiale in Toscana.

Un ruolo chiave l'avrebbe avuto Raffaele Tognacca, che nel 2007 fu presidente della società petrolifera Erg e nel 2011 venne inserito nella rosa dei candidati al Consiglio di Stato ticinese per il PLR, salvo poi rinunciare per il coinvolgimento in una vicenda giudiziaria riguardante una truffa da 12 milioni di euro. Sarebbero pure coinvolto alcuni diplomatici congolesi, che sfruttavano la propria immunità per portare il contante da Roma a Lugano, all'interno di valigette.

Le somme, tutte in euro, venivano fisicamente trasportate in territorio elvetico attraverso diversi “canali”, secondo quanto appurato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma. Giunto in Svizzera, il denaro subiva una prima “ripulitura” da parte di una società di Lugano che ne provvedeva alla conversione in dollari usa. Il denaro “lavato” veniva quindi bonificato sul conto di un istituto di credito, sempre di Lugano e da qui partiva verso il Brasile. Qui, grazie ad alcuni prestanome e con la compiacenza del direttore dello stesso istituto, il contante veniva consegnato al capo del sodalizio criminale, fisicamente presente in Brasile, che, a sua volta, lo veicolava ai “fornitori” della partita di cocaina trattata.

A garanzia del corretto svolgimento dell’operazione finanziaria, il figlio di uno dei manager coinvolti nella varie fasi del riciclaggio dei fondi veniva trattenuto in ostaggio all’interno di un albergo brasiliano, fino alla conferma dell’accredito della provvista nella banca sudamericana.

 

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