Annunci di lavoro: l'anonimato che deprime

Sempre più le aziende si affidano alle agenzie di collocamento e non svelano i loro dati. Intanto gli uffici di collocamento del Cantone sono snobbati. Il responsabile Montorfani: "Forse perché noi puntiamo solo sui ticinesi..."
BELLINZONA – Parola d’ordine: anonimato. Sfogli gli annunci di lavoro ticinesi e sempre di più non riesci a farti un’idea di chi sta dall’altra parte, di quale azienda stia cercando personale. Potere delle agenzie di collocamento, che fanno da intermediarie e che garantiscono la protezione dei dati di chi inserisce l’annuncio. Ma anche segno dei tempi che cambiano. Sempre meno ditte si rivolgono agli uffici cantonali di collocamento per cercare la persona giusta. A pagarne le conseguenze è il disoccupato, sempre più disorientato. “Spesso – racconta un giovane in cerca di impiego – ho la sensazione di affidare le mie candidature al nulla. Senza contare che la maggior parte delle volte non si riceve risposta…”
Disorientamento - Roberto Ghisletta del sindacato UNIA si occupa da anni di selezionare le offerte di lavoro sul mercato ticinese. E constata: “Il trend verso l’anonimato in realtà è partito già un paio di anni fa. È chiaramente uno svantaggio per il disoccupato perché, almeno in una prima fase, non riesce a capire bene chi potrebbe essere il suo potenziale datore di lavoro. La maggior parte delle offerte di lavoro oggi sono così, si passa tramite agenzia di collocamento”.
Annunci sotto cifra - Agenzia che spesso è sinonimo di lavoro temporaneo e dunque di precariato. Con situazioni assurde in cui il contratto di lavoro può essere sciolto anche solo con due giorni di preavviso. “Ma non per forza è sempre così – puntualizza Ghisletta –, a volte offrono anche lavoro a tempo indeterminato”. Tra gli annunci più scoraggianti ci sono le inserzioni sotto cifra, come ad esempio quelle gestite da Publicitas. “In questi casi – dice Ghisletta – i datori di lavoro restano sempre anonime. E purtroppo dobbiamo annotare che molte volte non rispondono alle candidature bocciate”.
Mercato libero e privacy - Sergio Montorfani, caposezione del lavoro presso la Divisione dell’economia, ammette il problema. Allo stesso tempo però precisa: “Sapere da chi viene un annuncio sarebbe un gran vantaggio per il disoccupato. Ma non c’è l’obbligo di manifestarsi per gli inserzionisti. Il mercato è libero. Ed è anche una questione di privacy. Tante aziende non vogliono fare sapere al pubblico che stanno cercando qualcuno. Chi si nasconde non sempre lo fa con cattive intenzioni. In ogni caso dopo la prima selezione di solito l’anonimato è destinato a cadere. Tante ditte non rispondono alle candidature ritenute negative? È anche una questione di sopravvivenza. Penso in particolare alle piccole aziende. Dovrebbero impiegare giorni intere solo per le risposte. Non avrebbe senso”.
Cantone snobbato - Montorfani è invece preoccupato per il fatto che gli uffici cantonali di collocamento vengono sempre più snobbati dalle aziende in cerca di personale. “Il nostro è un servizio gratuito ed è migliorato parecchio nel corso degli ultimi anni. Perché ci evitano? Forse perché non ci conoscono. Ma forse anche perché temono che annunciarsi a noi presupponga controlli o imposizioni da parte dello Stato. Noi ad esempio puntiamo sul personale residente. E in questo momento invece c’è chi spinge sui frontalieri…”



