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Sì a un’unica legge contro la violenza domestica

Via libera da parte del Parlamento a una normativa specifica cantonale.
Ti-Press (archivio)
Sì a un’unica legge contro la violenza domestica
Via libera da parte del Parlamento a una normativa specifica cantonale.

BELLINZONA - È arrivato il momento, per il Ticino, di dotarsi di una base legale specifica sulla violenza domestica.

L'iniziativa - All'unanimità, il Gran Consiglio ha accolto l’iniziativa della deputata Roberta Soldati (UDC). La parlamentare democentrista e gli altri cofirmatari chiedevano, sull’esempio dei cantoni di Neuchâtel, Ginevra e Zurigo, di «definire in un’unica legge i principi già espressi nel Piano d’azione cantonale contro la violenza domestica, attualmente sparsi in diverse leggi». I dati, aggiornati ad aprile di quest'anno, «sono allarmanti – ha commentato Soldati – 13 i femminicidi in Svizzera. Quasi uno a settimana. Anche alle nostre latitudini, i numeri sono preoccupanti».

Messaggio entro il 25 novembre - Secondo i promotori, l’unificazione di questi principi in un solo testo legislativo permetterebbe di coordinare le rispettive competenze e attività di intervento secondo un obiettivo comune. Ora la palla passa al Governo, che dovrà presentare il messaggio entro il 25 novembre, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne.

I principi - Nella nuova legge, sostenuta all’unanimità dalla commissione Giustizia e diritti, si dovranno «definire le persone coinvolte, ossia: non solo l’autore e la vittima di violenza, ma anche i suoi bambini (ancora troppo poco tutelati, poiché anche chi assiste alla violenza subisce violenza), nonché le persone che vivono nella cerchia domestica». Infatti, questa piaga sociale ha delle conseguenze e implicazioni che vanno ben oltre la vittima e il carnefice. «In questa legge dovranno trovare spazio anche delle disposizioni sul sostegno alle strutture specializzate per le vittime con bambini e per gli autori, la prevenzione contro la recidiva e la promozione della giustizia riparativa».

Il coinvolgimento degli studenti - Dovrà altresì figurare «la definizione della politica di prevenzione e di informazione, che dovrà coinvolgere anche gli allievi delle scuole obbligatorie, gli apprendisti e gli studenti delle scuole ticinesi, affinché essi siano adeguatamente informati sia sulla problematica che sulle misure di sostegno presenti sul territorio. Anche la formazione adeguata degli specialisti e delle figure coinvolte nella lotta contro la violenza domestica dovrà avere spazio».

De Rosa: «Rompere i cicli di violenza è un dovere civico, politico e sociale» - Nel suo intervento, il consigliere di Stato Norman Gobbi ha tenuto a precisare come il Ticino sia stato riconosciuto «come uno dei cantoni che più si è adoperato sul tema. Questo perché abbiamo agito concretamente. Pur avendo basi legali spezzettate, già oggi l'azione di contrasto, prevenzione e diminuzione del fenomeno è sulla buona strada». Per il collega di governo Raffaele De Rosa, nonostante l'impegno, le risorse e le azioni messe in campo, «il fenomeno resta complesso e spesso taciuto. Il Consiglio di Stato aderisce alla richiesta: rompere i cicli di violenza è un dovere civico, politico e sociale»

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