Non un semplice viticoltore: l'artigiano del legno e della terra



Davide Biondina unisce la tradizione enologica a quella della bottaia: dalle querce ticinesi nascono le botti in cui affinano i suoi vini
Davide Biondina unisce la tradizione enologica a quella della bottaia: dalle querce ticinesi nascono le botti in cui affinano i suoi vini
LUMINO - Viticoltore e bottaio: due mestieri, una sola visione. Davide Biondina, titolare dell’azienda Terre d’Autunno di Lumino, è l’anima di un progetto che unisce tradizione, territorio e artigianato. Le sue botti, realizzate a mano con querce locali, sono parte integrante del vino che produce. «Oltre a occuparmi della vite - racconta a tio.ch/20 Minuti - costruisco botti con legname locale, ottenuto da querce ticinesi che seleziono e abbatto personalmente, sempre previa autorizzazione». Ogni botte è frutto di un lungo lavoro artigianale, eseguito interamente da lui, dal bosco alla cantina.
La scelta degli alberi non è casuale - «Devono rispettare criteri molto precisi: crescita lenta, fusto diritto e privo di nodi. La quercia è, a mio avviso, l’essenza ideale per la costruzione di botti», spiega Biondina. Il motivo? «Oltre alla sua struttura, possiede componenti aromatiche che arricchiscono il vino durante l’affinamento, donando note diverse a seconda che si tratti di bianchi o rossi. E poi c’è la micro-ossigenazione, favorita dalla porosità del legno, fondamentale per un invecchiamento ottimale».
La costruzione della botte inizia durante la stagione invernale, con l’abbattimento dell’albero. «Il tronco viene tagliato in segmenti lunghi circa un metro e 20, che vengono poi spaccati con mazza e cuneo. Gli spicchi così ottenuti vengono lavorati con una sega a nastro per ricavare le doghe – le “mattonelle” di legno che comporranno la botte. Il legno deve poi stagionare all’aperto per almeno tre o quattro anni. Solo dopo si può passare alla costruzione vera e propria, che richiede circa due giorni di lavoro».
Una piccola produzione made in Ticino - Le botti prodotte nel laboratorio di Biondina non sono vendute a terzi: vengono utilizzate esclusivamente per l’affinamento dei suoi vini. «La quercia da botte è molto rara in Ticino. Occorre trovare alberi che già devono essere abbattuti per altri motivi. E la lavorazione artigianale è lunga e impegnativa».
Con una formazione nel settore forestale, Biondina ha saputo fondere l’interesse per i vigneti di famiglia – tramandati da generazioni – con la passione per il legno. «Questo progetto è nato vent’anni fa. Oggi è parte integrante della nostra filosofia aziendale».
Ma perché puntare sul legno locale? «Per me è una questione di identità e territorialità. L’obiettivo è valorizzare ciò che il nostro territorio offre: l’uva, il vino e anche il legno. Così si chiude davvero il cerchio. È questa l’idea che mi ha guidato fin dall’inizio».
Non si ferma alla quercia: Biondina sperimenta anche altri tipi di legname, come il larice. «Non è adatto al vino per via dell’intenso sentore di resina, ma potrebbe essere interessante per la grappa o magari per la birra».