Aggressioni, risse e pornografia, ma «i giovani non sono diventati più aggressivi»

Il commissario capo della Polizia cantonale analizza l'aumento del numero di minorenni indagati nel 2024.
BELLINZONA - La violenza giovanile preoccupa. Lo dicono i dati pubblicati dalla Polizia cantonale ieri mattina. Dal rapporto annuale emerge infatti un'impennata (+23,7%) del numero di minorenni (362) imputati per reati al Codice penale.
Ma non solo. Per il secondo anno consecutivo sono aumentati i reati violenti commessi da minorenni (dal 10.7% all’11.3%): omicidi intenzionali, risse, aggressioni, lesioni, vie di fatto, liti, discussioni e violenza. Ma dietro questi dati si nasconde un reale aumento della violenza oppure la questione è più complessa?
Violenza e giovani - «Da sempre la Polizia cantonale mantiene alta l’attenzione sulle dinamiche della popolazione minorile», ci spiega il commissario capo Sebastiano Gysin, Responsabile della Sezione reati contro l’integrità delle persone della Polizia cantonale. «In termini di violenza, i giovani del nostro Cantone non sono diventati più aggressivi. Ci troviamo piuttosto confrontati con inchieste puntuali con una loro storia, con dinamiche e particolarità».
84 inchieste su reati pornografici - Per quanto riguarda il reato di pornografia, le inchieste nel 2024 sono state 84. «Dopo un picco nel 2022,– spiega il commissario capo Gysin – nel 2023 si era scesi a 66 inchieste per poi tornare nel 2024 ai livelli di due anni fa. Di queste, 60 inchieste riguardavano incarti derivanti dal monitoraggio effettuato a livello internazionale e nazionale di internet. Con una precisazione: dobbiamo tener conto che l’incremento di questo genere di fattispecie procede di pari passo con la diffusione, ormai capillare, dei dispositivi elettronici tra la popolazione (computer, tablet e smartphone). Da ultimo, sempre guardando ai numeri, va precisato che la maggior parte degli incarti per pornografia coinvolge imputati maggiorenni. Per quanto riguarda invece i minorenni, si parla di un numero esiguo di casi in cui i ragazzi hanno distribuito contenuti vietati sotto forma di foto, video o adesivi elettronici tramite social media o chat. Questo non con un intento morboso, ma piuttosto per una sorta di leggerezza. Da qui l’importanza di una prevenzione mirata e puntuale con i ragazzi su quelli che sono i comportamenti illegali».
Il ruolo degli smartphone - Qualcosa però negli ultimi anni è cambiato. «Vi è tuttavia un cambiamento dei mezzi utilizzati dai minori», continua il commissario capo. «L’utilizzo sempre più diffuso degli smartphone e dei loro applicativi comporta il fatto che la visibilità degli atti al centro delle indagini aumenti. La presa a carico specialistica dei casi permette un approfondimento delle informazioni che, di riflesso, comporta un incremento delle constatazioni di casistiche con rilevanza penale». Secondo la Polizia infatti da una parte i reati sono più visibili ("grazie" ai social), dall'altra il fatto che gli specialisti possano prendere a carico i ragazzi, porta all'aumento dei casi.
Mai generalizzare - Insomma, malgrado i numeri, secondo la Polizia cantonale, guai a generalizzare. «Non vi sono particolari fenomeni in atto». Ogni caso è a sé stante e va valutato considerando il singolo minore che commette il reato, la sua situazione personale e la sua età di sviluppo in relazione al reato. «Un ruolo fondamentale ha infine la prevenzione che viene messa in atto dal Gruppo Visione Giovani e da altri gruppi della Polizia».
Non esiste un identikit - «Non vi è un identikit del minore che commette reato», precisa Gysin. «Ogni singola fattispecie deve essere attentamente valutata, valorizzando la situazione contestuale del ragazzo nonché il suo sviluppo in relazione a quanto commesso».
I cacciatori di pedofili - Nel rapporto sullo scorso anno, pesa inoltre l'inchiesta riguardante le spedizioni punitive contro presunti pedofili da parte di un gruppo composto prevalentemente da minorenni. Un'indagine che aveva avuto all'epoca un'importante eco mediatico in Ticino portando alla luce un malessere giovanile che forse fino a quel momento ignoravamo. «L’intervento ha richiesto un investimento di forze notevole. È ancora presto per esprimere un parere sull’effettiva conclusione, tuttavia, sulla base delle esito degli accertamenti possiamo affermare che si è trattato di episodi circoscritti agli imputati identificati».
Detto questo la giustizia fai da te non è mai una soluzione. «Come più volte ribadito, eventuali problematiche o reati di cui si viene a conoscenza vanno segnalati alla Polizia cantonale. Non abbiamo indicazioni di una recrudescenza di casi analoghi».