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CANTONECode “all'italiana” per il permesso in Ticino: 10 mesi d'attesa

06.02.19 - 07:45
Ritardi da record per frontalieri e immigrati, avverte l'Ocst. «Gli uffici del Cantone sono a corto di personale»
tipress
Code “all'italiana” per il permesso in Ticino: 10 mesi d'attesa
Ritardi da record per frontalieri e immigrati, avverte l'Ocst. «Gli uffici del Cantone sono a corto di personale»

BELLINZONA - Dieci, undici, dodici mesi. Gli stranieri che vengono a vivere o a lavorare in Ticino, ultimamente, si trovano ad affrontare dei tempi d'attesa “all'italiana” agli uffici della Migrazione. Un problema «generalizzato» ammettono gli sportellisti oberati di lavoro. «Stiamo sbrigando adesso le pratiche di maggio scorso». Il malumore è diffuso.

Permessi e polemiche - Che gli sportelli per gli stranieri siano sotto pressione, è noto: settimana scorsa il Cantone ha pubblicato i dati sulle domande respinte (251) da quando è in vigore l'obbligo di esibire il casellario giudiziale. Non sono mancate le polemiche da oltre confine.

Il ritardo si allunga - Ma c'è un rovescio della medaglia che è passato in sordina: il campanello d'allarme era suonato a marzo scorso sui media, con persone che aspettavano «da tre o quattro mesi» il permesso B o G, o il rinnovo. Anziché ridursi però, come previsto dal Cantone, i ritardi si sono allungati: fino a dieci-dodici mesi, confermano a tio/20 minuti alcuni lavoratori che hanno presentato domanda prima dell'estate. 

«Il carico è aumentato» - Il problema sarebbe «un'eredità del passato» avevano spiegato all'epoca i funzionari del Di. La procedura digitale prometteva di snellire il processo. Invece i tempi di attesa si sono dilatati ancora: «Il carico di lavoro burocratico è aumentato con i nuovi controlli» spiega Andrea Paglia del sindacato Ocst. «Il numero degli addetti negli uffici però è fermo da anni: non è colpa loro».

Carte non in regola - Ogni anno le richieste di permesso sono 140-145mila, e ne vengono processate circa 75mila. Nei casi più complessi «l'attesa supera anche l'anno» calcola Paglia. Un problema per gli sportellisti, ma soprattutto per chi fa domanda: «Senza il permesso i frontalieri hanno difficoltà a richiedere la disoccupazione in Italia, qualora vengano licenziati nel frattempo. E gli emigranti possono avere problemi fiscali – conclude Paglia –. Non è certo una situazione ideale».

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