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CASTELROTTO«Sembrava un ragazzo per bene»

25.01.19 - 09:26
Spunta un retroscena nel caso di Alvaro Lojacono Baragiola: il brigatista a pranzo con il governo ticinese, poco prima dell'arresto nel 1988. Il racconto degli ex ministri
KEYSTONE
Baragiola da giovane
Baragiola da giovane
«Sembrava un ragazzo per bene»
Spunta un retroscena nel caso di Alvaro Lojacono Baragiola: il brigatista a pranzo con il governo ticinese, poco prima dell'arresto nel 1988. Il racconto degli ex ministri

CASTELROTTO – Un rampollo dell'alta borghesia malcantonese, bello, dai modi raffinati. «Stringeva le mani a tutti». Così alcuni ex consiglieri di Stato ricordano il giovane terrorista Alvaro Baragiola alla vigilia dell'arresto, avvenuto in Ticino nella primavera del 1988.

La polemica - Oggi l'ex brigatista è tornato alla ribalta per le dichiarazioni rilasciate di recente a tio/20minuti. E dal passato vengono a galla alcuni nodi irrisolti, uno su tutti: come poté un pluriomicida ricercato in Italia ottenere la cittadinanza elvetica così facilmente? Un po' di luce viene da un dettaglio noto ma non ancora emerso, nel dibattito odierno.

Un pranzo di Stato - Pochi giorni prima di essere arrestato, nel 1988, il giovane terrorista si trovava a pranzo con il governo ticinese al completo. Non solo: nella casa di famiglia, Villa Baragiola a Castelrotto, il 32enne aveva accolto in un solo ricevimento ben due consigli di Stato: c'era anche quello argoviese, in visita ufficiale in Ticino. Il tutto mentre – all'insaputa dei presenti – era ricercato oltre confine per una serie di attentati terroristici. A ricordarlo a tio/20minuti è un membro della delegazione, che vuole rimanere anonimo. E alcuni ex consiglieri di Stato lo confermano.

«Un ragazzo gentile» - «Il giovane Baragiola ci accolse assieme alla madre» ricorda l'allora consigliere di Stato Pietro Martinelli. «Sembrava un ragazzo gentile e ben educato». Il pranzo – racconta – rientrava in una visita “extra-muros” organizzata «per accogliere i colleghi argoviesi in un contesto storico e signorile».

Agganci politici? - Il giovane comunista non era, insomma, un signor nessuno. Ricchi proprietari terrieri malcantonesi, i Baragiola erano «padroni fra l'altro del primo terreno in cui fu impiantato il Merlot in Ticino» ricorda Martinelli. Possibile che i precedenti penali del giovane passassero inosservati, durante la naturalizzazione? O furono proprio gli agganci politici della famiglia a facilitare la pratica?

La naturalizzazione sospetta - Se lo chiedono, oggi, anche i membri del governo ticinese di allora. Fulvio Caccia, a capo del Dipartimento di polizia quando l'ex brigatista ottenne la cittadinanza (nel 1986) non ricorda «discussioni o dibattiti in seno al governo all'epoca su questo o altri casi di naturalizzazione». Semplicemente «non era prassi» afferma. «Le pratiche seguivano il loro iter automatico fino a Berna e tornavano in Ticino con il nulla osta della polizia federale».

Dubbi irrisolti - Il nulla osta ci fu, evidentemente, anche per l'ex brigatista. «Non so come sia stato possibile. In effetti, in questi giorni me lo sono chiesto» ammette l'ex ministro, che precisa di ritenere «opportuno che i conti con la giustizia vengano saldati nel rispetto della legge, lontano dalle derive teatrali care alla politica italiana».

La foto imbarazzante - Anche quarant'anni fa la vicenda di Baragiola divenne un caso politico. A farne le spese fu proprio Martinelli: «Il giovane mi avvicinò durante il pranzo, disse di ammirare le mie battaglie politiche e s'intrattenne con me – ricorda il socialista –. Fummo immortalati dal fotografo della delegazione mentre mi mostrava il paesaggio alla finestra. Giorni dopo, alla notizia dell'arresto, venni additato dai giornali come amico del terrorista. Ma non l'avevo mai visto prima, né conoscevo la madre». La naturalizzazione agevolata? «Come sia stato possibile, è sempre rimasto un mistero anche per me» assicura l'ex ministro.

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