Ospedali ticinesi sotto pressione, posti letto quasi esauriti. Jelmoni: «A Lugano sessanta pazienti in isolamento». Balmelli: «È ancora possibile vaccinarsi»
LUGANO - In Ticino i casi di influenza sono in forte crescita. E gli ospedali sono sotto pressione. «Abbiamo ancora quattro-cinque posti letto, che si riempiranno velocemente nel corso delle prossime ore» ci conferma infatti Luca Jelmoni, direttore dell’Ospedale regionale di Lugano (ORL), dove attualmente sessanta persone sono ricoverate in isolamento proprio per l’influenza. «È un numero molto alto - aggiunge - se si considera che abbiamo 310 posti letto». A livello cantonale, nelle strutture dell’Ente sono invece 180 i ricoveri per l’influenza.
Interventi rimandati - Certo, si tratta di una situazione tipica che si presenta praticamente ogni anno. «Ma è comunque una situazione molto difficile, che per la mancanza di posto ci costringe anche a dover rimandare interventi chirurgici programmati da tempo». Per ora si parla di quattro-cinque rinvii alla settimana, «che nei prossimi giorni potrebbero però aumentare, non lo escludiamo» sottolinea Jelmoni.
Collaboratori malati - E il numero di ricoveri non incide soltanto sulla disponibilità di letti, ma anche sulla presenza del personale. Nel trattamento dei pazienti con l’influenza vengono prese tutte le precauzioni del caso per evitare il contagio. Ma nemmeno i collaboratori sono immuni alla malattia, rendendo necessario - in caso di assenza - modifiche ai piani di lavoro. «Per il momento - assicura il direttore - riusciamo comunque a coprire la domanda».
Casi in forte aumento - Il Ticino è nel pieno dell’epidemia di influenza, è un dato di fatto. E sembra che il picco non sia ancora stato raggiunto, come ci dice il dottor Carlo Balmelli, capo servizio Malattie infettive all’ORL. «I casi sono in aumento in tutta la Svizzera, ma nel nostro cantone è stato registrato un aumento superiore». Per quanto riguarda l’incidenza, allo stato attuale si parla di circa 940 consultazioni ogni 100’000 abitanti, «un dato doppio rispetto allo scorso anno».
Questione di ceppo - Ma non si può dire - per ora - che l’influenza di quest’anno sia più grave del solito, perlomeno considerando i sintomi. «La diffusione dipende soprattutto dal tipo di virus». Quest’anno si tratta prevalentemente di un’influenza di tipo B che, come già riferito la scorsa settimana, è coperto soltanto dal vaccino quadrivalente (vedi correlati). Un vaccino, aveva confermato l’Ufficio federale della sanità pubblica, che è stato somministrato a circa la metà delle persone.
È ancora possibile vaccinarsi - Per tutte le persone a rischio (in particolare gli over 65 e chi soffre di malattie croniche) vale comunque ancora la pena vaccinarsi. Lo sottolinea Balmelli, che ricorda: «Bisogna tenere conto che ci vogliono circa dieci giorni perché il vaccino faccia effetto, pertanto è sempre preferibile vaccinarsi prima dell’arrivo dell’influenza».
Medico curante vs Pronto soccorso - Nel frattempo anche i reparti di pronto soccorso devono fare i conti con la forte affluenza di persone con l’influenza. «Quando si è giovani e senza fattori a rischio - conclude dunque Balmelli - è meglio rivolgersi al proprio medico curante, lasciando il pronto soccorso alle persone a rischio».