20 minuti boicottato dal Centro Stampa

BELLINZONA - Non ha vita facile 20 minuti in Ticino. Dopo l'uscita di 10 minuti, nata dall'idea di Giuliano Bignasca per contrastare il nuovo quotidiano del gruppo Tamedia-Salvioni, si apprende oggi che il Centro Stampa Ticino di Muzzano ha rinunciato a stampare 20 minuti. "Ci hanno detto no - ha spiegato Giacomo Salvioni, co-editore di "20 Minuti" a LaRegioneTicino, rinunciando così a stampare ovvero una commessa di oltre 1 milione di franchi che avrebbe senz'altro creato alcuni posti di lavoro e il relativo indotto per il cantone".
Salvioni e Tamedia hanno quindi optato per la stampa in una tipografia della Svizzera Tedesca, a Lucerna: "Siamo costretti nostro malgrado a contribuire al peggioramento delle condizioni d'inquinamento atmosferico, visti i camioncini che ogni giorno andranno avanti e indietro da Lucerna al Ticino".
Oltre a tutto ciò resta aperta la guerra del nome. Tamedia e Salvioni ritengono la scelta di battezzare il trisettimanale "10 minuti" concorrenza sleale, mentre per Giuliano Bignasca è semplicemente "libertà di stampa". Salvioni si è rivolto alla Camera civile del Tribunale d'appello per far valere il fatto che 20 minuti è un marchio depositato e quindi proponeva al Tribunale di emanare un divieto "in via superprovvisionale e senza sentire i convenuti prima", prima che 10 minuti potesse uscire. E invece 10 minuti è uscito, stampato al centro stampa Ticino di proprietà del Corriere del Ticino. Infatti il Tribunale d'appello ha deciso di tenere in considerazione le ragione dell'editore di "10 minuti", da inoltrare entro dieci giorni, vale a dire entro domani".
La decisione - si legge su LaRegione - coinvolge anche il Corriere del Ticino", proprietario indiretto del Centro Stampa di Muzzano, dove peraltro si stampa anche "Il Mattino e il Giornale del Popolo".
La decisione di dare tempo a 10 minuti ha sorpreso i legali degli editori Tamedia-Salvioni, in quanto il tipo di richiesta presuppone una decisione immediata in un senso o nell'altro.
Intanto si apprende che la famiglia Bignasca avrebbe sin qui investito 400mila franchi per 10 minuti.




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