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SVIZZERA

Auto di lusso rubate: in esclusiva il racconto di una banda in Francia

Solo quest'anno, i ladri di auto di lusso hanno colpito 180 volte in Svizzera. 20 Minuten ha potuto parlare con i capi di un gruppo di ladri francesi. Uno di loro è persino laureato.
20Minuten
Auto di lusso rubate: in esclusiva il racconto di una banda in Francia
Solo quest'anno, i ladri di auto di lusso hanno colpito 180 volte in Svizzera. 20 Minuten ha potuto parlare con i capi di un gruppo di ladri francesi. Uno di loro è persino laureato.

ZURIGO - Da febbraio, le concessionarie svizzere specializzate nella vendita di veicoli di lusso sono diventate il bersaglio sistematico di bande di ladri provenienti dalla Francia. La serie di colpi ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica non solo per il valore delle auto rubate, ma anche per i gravi incidenti stradali provocati da alcuni dei responsabili durante la fuga dalla polizia.

Talvolta qualcuno viene arrestato. Si tratta per lo più di ragazzi francesi: il più giovane fermato finora aveva appena 14 anni.

L’incontro con una banda nel sud della Francia - Per capire cosa spinga questi ragazzi a correre rischi così elevati, 20 Minuten ha avviato un’indagine durata diverse settimane. La redazione di Zurigo è riuscita infine a rintracciare una delle bande responsabili dei furti e a convincerne i membri a concedere un’intervista.

Al momento dell’incontro, il gruppo si trovava in vacanza nel dipartimento dei Pirenei Orientali, nel sud della Francia, al confine con la Spagna. A parlare sono stati i due leader della banda, qui indicati con i nomi di fantasia Johnny e Bobby: il primo ha 22 anni, il secondo 21. Entrambi sono cittadini francesi con radici magrebine e doppia cittadinanza.

«Abbiamo rubato una dozzina di supercar» - Secondo quanto dichiarato dai due, da aprile avrebbero sottratto diverse auto sportive di lusso da concessionarie svizzere. La banda sarebbe composta da una ventina di giovani, tutti presenti in vacanza al momento dell’intervista.

«In realtà ci occupiamo di traffico di droga», racconta Bobby. All’inizio dell’anno, però, il gruppo avrebbe avuto «alcuni problemi legali» che li avrebbero costretti a lasciare il loro dipartimento di origine. «Avevamo sentito parlare dei furti d’auto in Svizzera e ci siamo detti: perché non provarci anche noi?»

La partenza è stata immediata: viaggio notturno in treno verso la Svizzera e ritorno in Francia a bordo di una Mercedes del Canton San Gallo, più una Ferrari e una BMW del Canton Svitto.

Un fenomeno in espansione - «Abbiamo dato il via a un’ondata di furti d’auto», afferma Johnny con orgoglio. Oggi, però, il sistema sarebbe stato copiato da numerose altre bande. Secondo i dati dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol), dall’inizio dell’anno si sono già verificati circa 180 furti o tentativi di furto ai danni di concessionarie di auto di lusso.

I due giovani sostengono di aver rubato tra le dieci e le quindici vetture tra aprile e luglio. «Contiamo solo le auto di fascia alta: Ferrari, Lamborghini e simili. Quelle che fruttano oltre 100.000 euro», precisa Johnny. Successivamente entrambi correggono la cifra al rialzo, parlando di circa 20 auto rubate.

«Non siamo criminali» - Johnny e Bobby minimizzano la gravità delle loro azioni. «È solo furto», ribadisce Bobby. «Questo non ci rende criminali. Ci sono persone peggiori di noi: i politici, per esempio. O chi uccide per soldi». Sottolineano inoltre di aver sempre agito disarmati. «Se ci prendessero con delle armi, la situazione peggiorerebbe», dice Bobby. Johnny scherza: «Non siamo mica in GTA».

Crescere senza opportunità - Entrambi provengono dallo stesso quartiere, segnato da povertà e scarse prospettive. Johnny racconta di aver iniziato giovanissimo come palo nei punti di spaccio. «Avevo 13 o 14 anni», racconta.

Bobby afferma di aver iniziato con le truffe online, più o meno alla stessa età. Nonostante un percorso scolastico completo — diploma di liceo, università e corsi di management — racconta di non essere mai riuscito a inserirsi nel mondo del lavoro. «Ho inviato centinaia di candidature», spiega. «Ma ai colloqui vedevo persone bianche, meno qualificate di me, soffiarmi la chance».

Secondo Bobby, «in Francia non c’è lavoro» e «la Francia di Macron è semplicemente troppo dura».

«Rubare paga più di un lavoro normale» - Il video dell’arresto di due ladri d’auto a Wallisellen, diventato virale, è per loro solo una conferma del rischio del mestiere. «Rubare è più facile che lavorare», spiega Bobby. «E fa guadagnare di più». Johnny aggiunge: «Non posso essere un dipendente. Preferisco essere il capo di me stesso».

Preparati alla prigione - Entrambi accettano l’idea che prima o poi potrebbero essere arrestati. «Che si tratti di furti d’auto o di droga, la polizia è sempre sulle nostre tracce. È il rischio del mestiere», afferma Bobby. «Ma se finiremo in prigione, saremo pronti».

Dicono di aver messo da parte abbastanza denaro per non ritrovarsi mai senza casa. «Abbiamo speso molto, ma abbiamo anche risparmiato e investito», sostiene Bobby.

Ora, però, è tempo di vacanza. «È la nostra ricompensa», conclude Johnny. Bobby annuisce: «Ce la siamo meritata».

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