Una giovane commessa si è sentita importunata da un pensionato, nel 2015, a Zurigo. Inizialmente condannato a una pena pecuniaria, l'uomo è stato assolto dal tribunale di Zurigo
ZURIGO - Il Tribunale distrettuale di Zurigo è stato chiamato ieri a decidere per una questione giuridica interessante: fissare intensamente qualcuno e sorridergli è sinonimo di molestie o coercizione?
La vicenda ha inizio nel 2015, quando un pensionato di 61 anni si prende una bella cotta per una 18enne che lavora presso un supermercato di Zurigo, spiega oggi il "Tages-Anzeiger".
Un'ossessione - Secondo l'accusa, l'imputato, dal febbraio 2015, si è recato ogni giorno presso l'esercizio commerciale. Arrivato alla cassa, ogni volta ha fissato intensamente la giovane donna, con un sorriso. Un giorno si è spinto oltre e le ha anche presentato il suo biglietto da visita con tanto di numero di telefono. Sempre più a disagio, la commessa ha finito per aver paura del cliente.
Interdetto dal negozio - Nel mese di maggio, quando l'uomo ha fatto visita per l'ennesima volta alla commessa, ha fatto scattare "l'allarme". Il manager del negozio ha fermato il pensionato e, spiegandogli i disagi provocati alla dipendente, ha intimato all'uomo di non farsi più vedere.
Se il sessantenne non ha più messo piede all'interno del negozio, ha però continuato ad affacciarsi alla vetrata dello stabile per guardare la sua amata. Fino a che non è stata chiamata la polizia e la ragazza ha sporto denuncia.
Prima la condanna - In prima istanza il procuratore aveva condannato l'uomo a una pena pecuniaria sospesa con la condizionale di 30 giornaliere da 30 franchi e una multa di 200 franchi. L'anziano però ha presentato ricorso contro tale sentenza. E il caso è finito ieri nelle mani del Tribunale distrettuale di Zurigo.
In questa sede il pensionato ha ribadito come le sue intenzioni non fossero quelle di molestare la ragazza. Ha anche spiegato di aver recepito il messaggio già nell'occasione in cui le aveva posto il biglietto da visita. Ma siccome il negozio non è lontano dalla fermata dell'autobus, si accontentava di affacciarsi essendo di passaggio. Il suo avvocato, inoltre, ha ribadito: «Non ha molestato, non ha toccato, né forzato nessuno. Non le ha mandato alcun sms. Non l'ha più cercata. Un sessantenne che presenta il suo biglietto da visita a una 18enne certo non è usuale. Ma non si tratta di coercizione o molestia».
Quanto alla vittima presunta, ha spiegato ai giudici che non si sentiva più al sicuro. Per strada aveva paura di essere seguita. I suoi sforzi per respingerlo gli sembravano vani.
Poi l'assoluzione - Sulla base di questi dati è arrivata infine l'assoluzione per l'anziano. Anche se i giudici hanno descritto le dichiarazioni della giovane come credibili e coerenti, hanno stimato che il sessantenne non potesse essere condannato per coercizione. La Corte, tuttavia, ha osservato che il suo comportamento non può essere considerato normale e che abbia agito da "stalker" o molestatore ossessivo. Allo stato attuale, però, in Svizzera questo comportamento non è perseguibile. Il Tribunale, tuttavia, si è "fortemente raccomandato" con l'imputato di «evitare nuovi contatti con la commessa».