Annunciate proteste e manifestazioni a Basilea. Attivisti palestinesi minacciano di interrompere l'evento
BASILEA - Il clima inizia a essere teso attorno all'Eurosong, che si terrà la settimana prossima a Basilea. Quella che dovrebbe essere una manifestazione musicale di coesione tra le nazioni si sta trasformando in un palcoscenico di divisioni, critiche, antisemitismo e dispute politiche. Il ministro degli Esteri islandese in questi giorni ha chiesto l'esclusione di Israele dall'evento musicale. Richiesta arrivata nelle scorse settimane anche da parte delle emittenti spagnole e slovene e da una ventina di parlamentari europei. Tutti concordi sul fatto che Israele non debba prendere parte alla gara canora «visti i crimini di guerra e la pulizia etnica che hanno avuto luogo a Gaza nelle ultime settimane e mesi», ha dichiarato il ministro islandese. Della stessa idea anche un centinaio di professionisti della cultura, i quali, questa settimana, attraverso una petizione, hanno fatto la stessa richiesta del ministro degli Esteri islandese. E proprio a Basilea, gli attivisti pro-Palestina hanno annunciato diverse manifestazioni non autorizzate per la prossima settimana dell'Eurosong.
Il Tages Anzeiger riferisce del messaggio che arriva da un gruppo di attivisti, che si presenta in forma anonima sotto il nome di "Escalate for Palestine". «Impediremo la partecipazione di Israele all'Eurosong» riferisce il gruppo anonimo che chiede, tra l'altro, anche che l'emittente israeliana KAN sia esclusa dall'organizzazione ombrello europea EBU (ovvero l'Unione europea di radiodiffusione, un'organizzazione internazionale che associa diversi operatori pubblici e privati del settore della teleradiodiffusione su scala nazionale).
«La Svizzera e Basilea non forniranno un palcoscenico alla propaganda di uno Stato che sta attivamente attuando un genocidio e praticando l'apartheid» scrivono gli attivisti.
Detta così, ha tutto l'aspetto di una vera e propria minaccia. Ma gli attivisti rassicurano: «Non si tratta di una minaccia. Bisogna sottolineare con chiarezza che noi, in quanto cittadini di Basilea preoccupati, abbiamo una profonda paura dello Stato sionista di Israele, estremamente violento, e della sua presenza a Basilea. Alla domanda su cosa faccia il gruppo per prevenire le dichiarazioni antisemite, il gruppo risponde che «rifiuta ogni forma di discriminazione e razzismo».
Insomma, a Basilea si sta in allerta. Lo dimostra anche il fatto che la Città ha messo in piedi un sistema di sicurezza senza precedenti: 1.300 agenti di polizia provenienti da tutta la Svizzera, Ticino compreso, supportati anche da specialisti dell'esercito, della polizia federale e delle guardie di frontiera. Non è previsto alcun divieto di manifestare, ma la polizia ha riferito di aver preso atto degli appelli degli attivisti e monitorerà attentamente la situazione. Di più non hanno voluto dire, per ovvie ragioni strategiche.