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SVIZZERA

Palazzo Trevisan non è in vendita

Un documento rivela il piano di DFAE e Pro Helvetia per farlo rimanere in mani elvetiche
DFAE
Palazzo Trevisan non è in vendita
Un documento rivela il piano di DFAE e Pro Helvetia per farlo rimanere in mani elvetiche

BERNA - Palazzo Trevisan non è in vendita. A rivelarlo è il SonntagsBlick, lo stesso domenicale che l'anno scorso aveva fatto trapelare la notizia secondo cui la Confederazione ne stesse valutando la vendita. E ora, dopo aver visionato un documento interno, torna sui suoi passi

Il verbale dimostrebbe infatti l'intenzione da parte di DFAE, Pro Helvetia e altri partner di presentare un concetto di utilizzo «entro la prossima riunione del gruppo di lavoro - istituito da Ignazio Cassis - in programma per il 4 giugno».

Come verrà utilizzato Palazzo Trevisan a partire da gennaio 2026, tuttavia, non è ancora chiaro. Quel che si sa è che «in linea di massima sono possibili 1200 pernottamenti e 300 utilizzi di camere all'anno». Pare inoltre che Pro Helvetia sia destinata a rimanere l'inquilino principale, mentre gli altri soggetti interessati potrebbero essere i Cantoni, le università e le scuole universitarie professionali svizzere, le fondazioni, i festival cinematografici, le gallerie e i musei. «Poiché il nuovo concetto affronta il tema della sostenibilità, anche il settore privato potrebbe essere interessato a partecipare», si legge in un documento ottenuto dal SonntagsBlick.

Il piano nobile di Palazzo Trevisan è stato acquistato dalla Svizzera nel 1966. Il Consolato Generale di Venezia ha avuto sede qui fino al 2002, da allora il palazzo è stato utilizzato per attività culturali.

Palazzo Trevisan, lo ricordiamo, è un vero e proprio gioiello che si affaccia sul Canale della Giudecca. Acquistato dalla Svizzera nel 1966, il Consolato Generale di Venezia ha avuto sede qui fino al 2002. Da allora il palazzo è stato utilizzato per attività culturali dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia. L'articolo uscito circa un anno fa sulle pagine del SonntagsBlick aveva suscitato non poche polemiche, soprattutto in Ticino. Tanto che Marco Solari, storico presidente del Festival del film di Locarno aveva parlato di «attacco all'italianità della Svizzera». Critiche erano arrivate pure da parte della direttrice del Decs, Marina Carobbio Guscetti: «L'italianità della Svizzera non deve essere vittima delle misure di austerità. Ecco allora che il consigliere federale Ignazio Cassis ha sollecitato a riguardo un gruppo di lavoro interdipartimentale.

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