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SVIZZERAChi ha paura della “fuga” dei siriani

13.12.24 - 06:30
Sono tanti, formati e integrati in diversi settori. Dovessero decidere di rientrare in massa per alcuni datori sarebbero grossi problemi.
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Fonte TagesAnzeiger
Chi ha paura della “fuga” dei siriani
Sono tanti, formati e integrati in diversi settori. Dovessero decidere di rientrare in massa per alcuni datori sarebbero grossi problemi.

ZURIGO - Ora che il loro Paese natale non è più nelle mani di un sanguinario dittatore molti cittadini siriani che proprio da quel regime sono scappati, stanno seriamente pensando di ritornare a casa.

Questo è vero anche in Svizzera, dove attualmente vivono circa 28'000 siriani. Dall'inizio della guerra circa 25'000 hanno chiesto asilo e 24'000 hanno ottenuto protezione. Attualmente circa 500 hanno visto sospesa la loro procedura.

L'eventualità di un rientro in blocco però preoccupa, e non poco, i datori di lavoro svizzeri. Questi, infatti, potrebbero trovarsi alle prese con un improvviso vuoto di personale formato e già inserito e che opera, a diversi livelli, in diversi settori professionali.

A dare l'allarme, sulle pagine del TagesAnzeiger, è l'Unione svizzera degli imprenditori che ipotizza un possibile “doppio colpo” ai datori, in un momento in cui trovare personale qualificato è già piuttosto difficile.

Al momento, confermano i dati dell'Ufficio federale di statistica (Ust) il tasso d'impiego dei siriani è generalmente piuttosto elevato e si attesta in una forchetta che va dal 45,9% al 50,8% (a seconda del momento di arrivo e degli anni di permanenza sul suolo confederato).

Quali i settori interessati? Diversi, ma i più preoccupati sono senz'altro quelli ad alto turnover come il settore dell'ospitalità, della ristorazione e il settore sanitario. Qui «i lavoratori con passaporto straniero sono una fetta importante», conferma via portavoce l'associazione ombrello Artiset, «l'ipotesi di dover rimpiazzare un numero importante di lavoratori qualificati - tra infermieri e medici - in un ambito in cui vige una penuria endemica, è particolarmente preoccupante».

L'eco di Gastrosuisse: «Il nostro settore è un settore di integrazione, abbiamo accolto e formato molti siriani che, se decideranno di rientrare in Siria sarà un duro colpo».

Lo scenario peggiore sarebbe l'esodo di massa, questo però - secondo l'esperto del Centro di ricerca congiunturale KOF, Micheal Siegenthaler - sarebbe «da escludere». I motivi sono diversi: non tutti decideranno di partire immediatamente (soprattutto chi ha un lavoro qui), altri potrebbero decidere di aspettare ancora un po', per vedere come evolve la situazione.

Un elemento un elemento che però Siegenthaler non ha preso in considerazione è quello dell'entusiasmo e della voglia di aiutare. È proprio questa che preoccupa l'Associazione ospedaliera tedesca che teme che medici e infermieri decidano di partire sull'onda dell'emotività, per andare ad aiutare i loro connazionali.

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