Ossessionati da trucchi e prodotti di bellezza, ecco i Sephora kids

Esperti e i politici si interrogano sul fenomeno.
BERNA - Creme antirughe, maschere per il viso, guanti per il peeling a mani e piedi. Sono solo alcuni dei numerosissimi prodotti che vengono acquistati, con sempre maggior frequenza, in profumerie e farmacie. Nulla di apparentemente strano se a fare tali acquisti, con la paghetta o con i soldi chiesti ai genitori, non fossero ragazzine di 10-11 anni.
Un fenomeno che si sta diffondendo così tanto da iniziare a preoccupare e a far nascere domande per capire cosa possa esserci dietro. Se solo la voglia di emulare qualche influencer intercettato sul web oppure dell’altro, visto che già dai 9 anni sempre più ragazzi iniziano a guardare Tik Tok, incappando nei video più svariati. Questo fenomeno, che a certe latitudini ha preso il nome “Sephora Kids”, preoccupa anche la Svizzera.
E se in Svezia una grande catena di farmacie ha annunciato la settimana scorsa che avrebbe introdotto un limite di età di 15 anni per ottenere determinati prodotti, anche in Svizzera vedere ragazze di 10 anni o appena più grandi acquistare cosmetici, non è più una rarità.
Gli specialisti - Fatto che preoccupa gli specialisti. «Non ha senso per persone così giovani. La loro pelle ha tutto ciò di cui ha bisogno. Inoltre, la maggior parte delle creme promettono più di quanto effettivamente fanno. Le concentrazioni degli ingredienti sono così basse che il prodotto non può avere l'effetto atteso», spiega a 20 Min la dermatologa Daniela Kleeman che sottolinea invece come gli unici prodotti per la cura della pelle consigliati ai bambini siano le creme solari. E in caso di un problema particolare, ad esempio come l'acne, può essere prescritto un trattamento specifico, preferibilmente dopo aver consultato un dermatologo.
E anche diversi farmacisti hanno constatato un aumento del numero di giovani che chiedono consigli su questi prodotti.
Politica - La consigliera nazionale Vroni Thalmann-Bieri (UDC) si è detta “scioccata” dai Sephora Kids, ma crede che Berna non debba intervenire. «Finché non vi è alcun rischio per la salute, non dovremmo vietare tutto subito», afferma. Anche la sua collega di Basilea Sarah Wyss (PS) non vuole il divieto, ma più informazioni e indicazioni sui possibili effetti collaterali come anche deto da Zougoise Manuela Weichelt (Verdi).




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