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SVIZZERA

«Di uno così non abbiamo bisogno»

Il caso di abusi avvenuto al Wef, e perpetrato da un 26enne ai danni di una camerata, ha fatto discutere. E l'esercito corre ai ripari.
20 Minuten
«Di uno così non abbiamo bisogno»
Il caso di abusi avvenuto al Wef, e perpetrato da un 26enne ai danni di una camerata, ha fatto discutere. E l'esercito corre ai ripari.
BERNA - Fermato temporaneamente, sentito e poi lasciato andare il soldato 26enne schierato al Wef di Davos questo gennaio, e accusato da una camerata di molestie. Nei suoi confronti, scrive la Weltwoche, è stato aperto un fascicolo d'inda...

BERNA - Fermato temporaneamente, sentito e poi lasciato andare il soldato 26enne schierato al Wef di Davos questo gennaio, e accusato da una camerata di molestie. Nei suoi confronti, scrive la Weltwoche, è stato aperto un fascicolo d'indagine.

«Questo significa che la sua carriera è congelata e non potrà svolgere corsi d'aggiornamento finché non si arriverà a un verdetto», conferma a 20 Minuten il portavoce dell’esercito Stefan Hofer che ribadisce: «non tolleriamo nessuna molestia o qualsiasi forma di violazione della dignità umana, non resteremo semplicemente a guardare».

Quello della violenza sessuale, purtroppo, è un problema noto nelle caserme elvetiche con una media di 4-6 casi all'anno che finiscono all'attenzione della magistratura militare. Come spiegato dal portavoce della Giustizia militare Florian Menzi, si va da quelli più innocui (insulti e slogan sessisti, fino allo stupro).

«Ora vanno prese le misure necessarie», commenta Caroline Weibel portavoce del gruppo femminile Donne nella Taz (da Tarnanzug, tuta mimetica, ndr.), «quello che è successo a Davos è deprecabile e non deve ripetersi, francamente l'esercito svizzero – che ogni anno conta sempre più soldatesse – può fare a meno di una persona come quella che non rispetta le donne».

Se è vero che di tanto in tanto si parla di aggressioni a sfondo sessuale, Weibel relativizza sul numero. Secondo lei donne e uomini che le subiscono possono chiedere (e ottenere) aiuto dai loro superiori, dal Servizio specializzato Donne nell'Esercito e Diversità (DnED), presso il cappellano militare e il servizio psicologico.

A partire dal fatto in questione, avvenuto fra il 15 e il 16 gennaio, l'intenzione delle forze armate è quello di capire se vi sia o meno un problema abusi. Per questo motivo è stato attivato uno sondaggio fra le militi e i militi per tentare di avere un ritratto più accurato. I risultati saranno pubblicati alla fine del 2023. «Da quello che emergerà dalle risposte, potremo impegnarci con misure più specifiche e mirate».

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