Parla la sociologa Katja Rost: «la competizione per il miglior video fa degenerare le azioni di chi filma»
ZURIGO - Strade in fiamme, fuochi d'artificio lanciati nei vicoli, bottiglie scagliate contro le auto. Ma anche pestaggi e scene di violenza riprese con il telefonino e caricate su Tiktok. La corsa a filmare ogni cosa e al video che raccolga milioni di consensi porterebbe molti giovani - secondo gli studiosi dei fenomeni social - a compiere atti violenti.
«La competizione per il miglior video di Tiktok aumenta la violenza» dice al quotidiano 20Minuten la sociologa Katja Rost. «Dalle scene che abbiamo visto di Berlino, con autobus e auto in fiamme, a quelle che quotidianamente giungono da ogni parte del mondo, emerge che le persone che partecipano a questi disordini e ne diffondono i video vogliono distinguersi come gruppo», afferma ancora la sociologa.
E si tratta soprattutto dei giovani: «sono loro a fare a gara sui social media per realizzare i video più estremi. Questo favorisce anche il comportamento sempre più violento dei rivoltosi. E con l'aiuto di Tiktok, le scene distruttive sono proiettate in tempo reale direttamente su milioni di smartphone» con il rischio - è l'opinione della sociologa - di comportamenti emulativi.
Secondo quanto dichiarato al quotidiano zurighese dalla studiosa, «un ruolo importante è svolto dalla "caccia al trofeo", dalla ricerca di riconoscimento e dalla falsa percezione delle proprie azioni».
«Queste azioni di gruppo e la competizione per il miglior video di Tiktok favoriscono contemporaneamente l'approccio sempre più violento, perché le persone vogliono superarsi l'un l'altra».
Spesso «gli autori che si vantano delle loro azioni distruttive sui social media - ha spiegato - sono spesso giovani inesperti che provengono da ambienti con un basso livello di istruzione. Lo status di migrante gioca anche un ruolo, ma non come causa, bensì come connessione illusoria: le persone con un background migratorio spesso vivono in quartieri con problemi di droga e alcol e in condizioni socio-economiche peggiori».
Seconda la sociologa, «è possibile fare prevenzione, ma non si riuscirà a sradicare completamente il comportamento».