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La grande passione dei giovani per il part-time: «È un atteggiamento antisociale»

La Generazione Z vuole lavorare di meno e, a soffrire, sono le casse dello Stato e la previdenza per la vecchiaia.
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Fonte 20 Minuten/Marino Walser
La grande passione dei giovani per il part-time: «È un atteggiamento antisociale»
La Generazione Z vuole lavorare di meno e, a soffrire, sono le casse dello Stato e la previdenza per la vecchiaia.
La politica divisa, fra critici: «Comportamento egoista», e non: «Così ne guadagna la salute».
ZURIGO - Che le giovani generazioni stiano cambiando il mondo del lavoro, soprattutto in questo mondo post-pandemico in cui in molti hanno rivalutato le proprie priorità, è un dato di fatto. Più selettivi nelle scelte delle mansi...

ZURIGO - Che le giovani generazioni stiano cambiando il mondo del lavoro, soprattutto in questo mondo post-pandemico in cui in molti hanno rivalutato le proprie priorità, è un dato di fatto. Più selettivi nelle scelte delle mansioni (e nei compensi), meno propensi a fare dell'impiego il centro della loro vita e quindi aperti al lavoro part-time o comunque a orario ridotto.

Una tendenza, questa, decisamente radicale e che preoccupa tanto i datori di lavoro, quanto le istituzioni e la politica. Il motivo riguarda perlopiù la questione fiscale: meno lavoro, uguale a meno tasse e contributi. Un problema non trascurabile per le casse dello stato e soprattutto per quelle della previdenza per la vecchiaia.

C'è chi ritiene questo atteggiamento egoista, poco lungimirante e addirittura antisociale: «Così si danneggia tutta la società», commenta a 20 Minuten il liberale basilese Stean Dregen, «si sceglie di lavorare di meno per la propria comodità, si ottengono sussidi e a farne le spese è tutta la nazione».

Per questo Dregen ha presentato al consiglio di Stato di Basilea una proposta decisamente provocatoria: «Chi decide volontariamente di lavorare a metà tempo dovrà essere tassato sul suo salario potenziale, non quello effettivo». Un'eccezione è prevista per chi deve occuparsi dei figli o dei genitori anziani e disabili.

Molto critica anche la consigliera democentrista Diana Gutjahr, che solleva il problema della formazione: «Lo Stato investe milioni nell'istruzione e non ottiene una contropartita equa, lo trovo assolutamente sbagliato».

Di avviso completamente differente è la sinistra che ritiene che un comportamento come questo abbia benefici importanti, soprattutto sulla salute: «Ogni anno i burnout ci costano 7 miliardi, se i giovani pensano alla loro salute va a beneficio di tutti», commenta Tamara Funiciello. Per questo i socialisti proporranno al Consiglio federale di ridurre l'orario lavorativo settimanale a 35 ore entro il 2032.

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