I “frontalieri dello sci” immortalati e postati sui social

L'ultimo post è di Gabriele Parpiglia, giornalista di “Chi” e collaboratore stretto di Alfonso Signorini
«A St. Moritz non vanno a sciare gli italiani... Forse non c’è uno svizzero che sia veramente residente. C’è pure un meridionale come me trapiantato al nord. Sappiatelo».
ST. MORITZ - In Italia non si scia (almeno) fino al 5 marzo. La decisione di prolungare la chiusura degli impianti di risalita (inizialmente prevista a metà febbraio) ha fatto infuriare gli operatori del settore. Ma anche gli appassionati della montagna. Tanto che in alcune località di Valtellina e Valchiavenna c'è chi si è inventato di raggiungere le cime dei comprensori in taxi o con navette, per poi scendere con gli sci o a piedi. Giustificandosi con “impianti chiusi non significa piste da sci chiuse”. Altri, invece, non hanno rinunciato alla montagna, fuggendo all'estero. Tra cui la Svizzera.
Da Crans Montana a St. Moritz, sembra che (anche) gli italiani si stiano godendo il sole e le piste svizzere, rispettando le regole d'entrata nel nostro paese e le norme anti Covid-19 in vigore. Ma oltre frontiera c'è chi arriccia il naso. Perché «in Svizzera le piste sono aperte, ma i casi non sono aumentati», ma pure perché «gli italiani vanno a portare i loro soldi altrove» e intanto le piste del paese restano chiuse. I sindaci di oltrefrontiera hanno già fatto sentire la loro voce contro i “frontalieri dello sci”, invocando maggiore rigore alla frontiera.
Anche Gabriele Parpiglia, giornalista di “Chi” e collaboratore stretto di Alfonso Signorini, ha postato un video da St. Moritz. E in meno di un'ora aveva già avuto più di 45mila visualizzazioni. "Il Covid-19 delle nevi", scrive. E denuncia «l'incoerenza»: «E allora perché non avete chiuso la frontiera (mentre si discute di un’Italia tutta zona arancione)? - scrive -. Come mai avete chiuso le stazioni sciistiche nel nostro Paese? Solita incoerenza».
La polemica, stavolta, passa dalla neve.
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