Frontalieri dello sci: malumori oltre confine

I sindaci italiani di frontiera protestano per il flusso di sciatori dall'Italia alla Svizzera. «Pochi controlli»
SONDRIO/BREGAGLIA - Di qua le piste piene, di là le piste chiuse. Nella vicina Italia il blocco prolungato degli impianti sciistici ha causato accese proteste nei giorni scorsi. A infastidire ancor di più i sindaci italiani di confine - scrive la Provincia di Como - il fatto che diversi appassionati di sci starebbero "emigrando" dalla Penisola alle nevi rossocrociate.
I frontalieri dello sci sarebbero numerosi: mai quanti i frontalieri normali, certo, ma il traffico sarebbe «aumentato» nelle scorse settimane secondo Massimiliano Tam, sindaco di Villa di Chiavenna. «Specialmente il venerdì sera».
«Già prima della proroga sulla chiusura degli impianti italiani c'era un certo traffico» ha dichiarato Tam alla Provincia. «So che nell’ultimo mese sono state adottate misure leggermente più restrittive sul territorio elvetico, sono molto più attenti, ma è innegabile che chi prenota alberghi o è proprietario di piccoli appartamenti o case in Svizzera si muove».
Anche il sindaco di Livigno Roberto Galli ha protestato per il movimento. Espatriare per un weekend o in giornata per turismo o sport è vietato, in Italia. Tuttavia i trasgressori corrono un rischio «più che altro sulla carta» secondo Galli. «I controlli in dogana sono davvero limitati». Il sindaco nonché presidente della Federazione italiana degli albergatori (Federalberghi) ha quindi invocato maggiore rigore alla frontiera. Specie con le auto con il portasci e la neve sul tetto.




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