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SVIZZERAEsperti: «Niente baci e abbracci forse ancora per due anni»

03.05.20 - 09:30
«Non conosciamo bene il virus. Potremmo scoprire proprietà spiacevoli che complicano lo sviluppo di vaccini»
Keystone
Fonte ats
Esperti: «Niente baci e abbracci forse ancora per due anni»
«Non conosciamo bene il virus. Potremmo scoprire proprietà spiacevoli che complicano lo sviluppo di vaccini»

BERNA - Dovremmo abituarci alle regole di igiene adottate per contenere l'epidemia di coronavirus. Secondo Matthias Egger, capo della task force scientifica Covid-19 istituita dal governo, «potremmo dover vivere così per altri due anni o più».

Gli fa eco il professor Didier Pittet, infettivologo ed epidemiologo dell'Ospedale universitario di Ginevra (HUG), per il quale forse tra circa due anni potremo tornare a salutarci con dei baci.

«Non conosciamo bene il virus. Potremmo scoprire proprietà spiacevoli che complicano e rallentano lo sviluppo di vaccini efficaci e sicuri», afferma Egger in un'intervista pubblicata oggi dalla NZZ am Sonntag, prevedendo che dovremo prestare attenzione al distanziamento sociale, indossare mascherine e disinfettare le mani ancora per molto tempo.

Interpellato sulla riapertura delle scuole, Egger afferma di comprendere molto bene i timori di alcuni genitori. «Naturalmente non si può escludere completamente la possibilità che un bambino sia infettato a scuola. Ma il rischio è molto minore che con gli adulti. E quando i bambini si ammalano, la malattia è di solito lieve», rileva.

Egli consiglia ai genitori di controllare se il loro figlio presenta dei sintomi. «Se è così, deve restare a casa e fare il test». L'esperto sottolinea inoltre che in tutto il mondo non ci sono infezioni ben documentate di adulti da parte di bambini. È più probabile che avvenga il contrario, precisa.

Per quanto riguarda i contatti con i nonni, Egger afferma che in quanto padre farebbe in modo che i bambini non passassero troppo tempo con loro. «Se i nonni sono fragili, la distanza deve essere mantenuta. Quindi niente abbracci».

Secondo Didier Pittet, intervistato da Le Matin Dimanche, «finché non abbiamo l'immunità di gregge o un vaccino, le precauzioni di sicurezza rimangono essenziali». Nella fase attuale, aggiunge, la distanza sociale e l'igiene delle mani rimangono gli strumenti più efficaci contro una trasmissione troppo rapida.

Egli ricorda che l'uso di maschere non è raccomandato al di fuori degli ospedali e non lo è mai stato. Tuttavia, è fortemente consigliato in alcune situazioni in cui le distanze sociali non possono essere rispettate, come nel caso dei trasporti pubblici.

Sulla decisione del Consiglio federale di ripartire l'11 maggio, Pittet ritiene che «l'economia deve riprendersi e le scuole devono riaprire per evitare una frattura sociale». «Per quanto riguarda le scuole, penso che sia un bene che i cantoni abbiano un po' di libertà. Ciò consentirà alle regioni di adattare le loro strategie ai diversi sviluppi sanitari, alla densità della popolazione o alle esigenze sociali degli alunni».

Tornando sui bambini, anch'egli ricorda che secondo i dati epidemiologici, quelli di età inferiore ai 12-13 anni sono praticamente non infetti e molto probabilmente non sono vettori di trasmissione efficaci. «Pertanto, la riapertura delle scuole elementari non pone grandi difficoltà. Ma la situazione cambia con l'età e tutti devono capirlo».

È infine possibile, rileva per concludere Pittet, che dovremo attendere due anni prima di tornare a salutarci con dei baci, «ma potrebbero anche essere 18 mesi o tre anni». Potremo farlo di nuovo quando ci sarà un'immunità di gregge sufficiente.
 
 

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