«Felice per Kimi e la F1 a tinte azzurre, ma le difficoltà restano»


Da Suzuka 2009 a Montréal 2025. Il rookie bolognese Andrea Kimi Antonelli ha interrotto un lunghissimo digiuno: da 16 anni non si vedeva un italiano sul podio in F1
L’ultimo era stato Jarno Trulli, che abbiamo intervistato: «Kimi è in un top team e non sta deludendo le aspettative, altissime sin dall'inizio. La Ferrari? C'è sempre qualche grana».
Da Suzuka 2009 a Montréal 2025. Il rookie bolognese Andrea Kimi Antonelli ha interrotto un lunghissimo digiuno: da 16 anni non si vedeva un italiano sul podio in F1
L’ultimo era stato Jarno Trulli, che abbiamo intervistato: «Kimi è in un top team e non sta deludendo le aspettative, altissime sin dall'inizio. La Ferrari? C'è sempre qualche grana».
MONTRÉAL - Al decimo tentativo ha fatto centro. Lontano da casa, dopo tre round europei anche sfortunati, Andrea Kimi Antonelli ha colto il primo dolce podio in Formula 1. Lo ha fatto in Canada a 18 anni, 9 mesi e 21 giorni, diventando il terzo pilota più giovane di sempre a riuscirci (dopo Max Verstappen e Lance Stroll). Lo ha fatto con una grande partenza e una prova solida, lasciandosi alle spalle anche il leader iridato Oscar Piastri. Quello del rookie bolognese è un risultato per certi versi storico: l’alfiere della Mercedes ha infatti spezzato un digiuno che per l’Italia durava da quasi 16 anni, ovvero dal secondo posto di Jarno Trulli in Giappone, a Suzuka, nel 2009.
«Sono felice per Kimi, è un ragazzo umile che sta facendo bene, con la famiglia che lo supporta sin dai primi passi nel programma Mercedes - interviene proprio Jarno Trulli, che nel 2009 su Toyota di podi ne ottenne ben tre - Fa piacere anche per l’Italia che aspettava da tempo. È un bene per il motorsport italiano e soprattutto per la F1 a tinte azzurre, sebbene le difficoltà restino sempre tante un po’ per chiunque vi si avvicini. In Italia abbiamo la Ferrari che accentra gran parte delle attenzioni».
Antonelli invece è cresciuto nel “vivaio” Mercedes, sotto l’attenta supervisione di Toto Wolff che ha sempre creduto in lui. Nel Mondiale è settimo con 63 punti e ora è arrivato il primo podio.
«È in un top team e sta facendo il suo senza deludere le aspettative, che fin dal primissimo momento erano alte. Ora deve continuare a crescere. Russell in Canada ha vinto ed è quarto nel Mondiale, a conferma della bontà della Mercedes e dunque della monoposto che ha a disposizione».
I tifosi italiani possono dunque sorridere pensando al futuro del classe 2006, un po’ meno volgendo lo sguardo al presente della Ferrari. Tre piazzamenti sul podio nelle gare della domenica - tutti con Leclerc - e qualche frizione di troppo (diverse polemiche interne tra i piloti, ma anche tra i piloti e il muretto box).
«La Rossa non sta attraversando un buon momento e si fa fatica a comprendere quali siano i reali problemi. Ha troppi alti e bassi e c’è sempre qualche grana. Si fa un passo avanti e poi subito uno indietro, senza insidiare chi lotta davvero per il successo. I team migliori sono McLaren, Red Bull e probabilmente Mercedes. Poi arriva il Cavallino. Solo a Monte Carlo con Leclerc hanno mostrato una buona velocità, ma il rendimento altalenante crea problemi e rende difficile capire realmente la macchina. Su cosa intervenire».
L’operazione Hamilton, molto onerosa, aveva da subito diviso appassionati e addetti ai lavori. Indubbiamente affascinante, ma anche rischiosa tra costi e dinamiche interne. Ora Lewis, che ha parlato di “tanti cambiamenti necessari”, è apparso nervoso tra delusioni tecniche e caos gestionale.
«È l’ennesima dimostrazione del fatto che anche il più grande campione, senza una macchina al top, fa fatica. Il cambio di team ha amplificato queste fatiche e i risultati sono questi...», conclude Jarno Trulli.

