Conne: "La vittoria del 2003 è stata un'emozione unica"

La bandiera del Lugano ha deciso di appendere i pattini al chiodo dopo ben 14 stagioni trascorse sulle rive del Ceresio. Con i bianconeri ha vinto due titoli nazionali
LUGANO - Dopo 14 stagioni sulle Rive del Ceresio, 589 partite, 273 punti e due campionati svizzeri vinti (2003/2006), Flavien Conne ha deciso di appendere i pattini al chiodo. Nella sua carriera il 34enne ha anche vestito le maglie di Ginevra, Friborgo e Ambrì (una partita nella stagione 1997/1998), totalizzando complessivamente in LNA 315 punti in 679 partite. Ha inoltre disputato 69 incontri con la maglia della Nazionale (17 punti).
Flavien Conne, cosa farai adesso? Resterai nel mondo dell'hockey?
"Ho un progetto in corso, ma ancora niente di definito. Ci sono diverse porte aperte, ma l'idea è quella di entrare nel mondo della preparazione atletica e della condizione fisica, visto che coltivo questa passione già da un po' di tempo. Dovrò rimettermi a studiare e avrò un ottimo coach con cui lavorerò: Davide Jelmini. Oltre a questo mi occuperò degli affari di famiglia a Ginevra. È ancora tutto aperto, non so bene cosa farò a lungo termine, mi prendo ancora del tempo per riflettere. Sarò in ogni caso sempre legato al mondo dell'hockey, che potrebbe richiamarmi fra un po di tempo come formatore o come coach, ma per il momento la scelta è questa".
Sarà difficile non svegliarsi più al mattino e andare in spogliatoio...
"Questo mi mancherà tantissimo. Lo spirito di squadra, allenarsi, lottare per un obiettivo comune ecc. Inevitabilmente una volta smessa l'attività agonistica mancano delle cose che unicamente lo sport può offrire. I miei ex compagni di squadra mi avevano già avvisato, perché questo succede a tutti gli atleti prima o poi nella vita: il ritiro è il seguito logico della carriera di uno sportivo. Adesso devo abituarmi alla mia nuova situazione, anche per quanto riguarda gli affari di famiglia: era qualcosa che avrei voluto seguire da anni, ma non sono mai riuscito a conciliare le due attività. La parentesi dell'hockey resterà sempre aperta nella mia testa, poi la vita è fatta di incontri, di opportunità e di sentimenti. Vedremo".
Come mai hai deciso di smettere? Potevi ancora continuare qualche anno...
"Quando il corpo non ti permette più di esprimerti ai tuoi soliti livelli, la motivazione diminuisce e ti diverti anche di meno, gli infortuni poi fanno il resto. Nella mia vita non ho mai mollato, ho sempre lottato, ma arriva un momento che bisogna sapere dire basta".
Qual è stato il momento più bello?
"Il primo titolo svizzero è stato speciale per me, perché durante il mio primo anno in bianconero, nel 2000, l'avevamo perso per un soffio. Eravamo in vantaggio 3-1 nella serie contro lo Zurigo, ma ci hanno ripresi e si sono portati sul 3-3. Nell'ultima sfida poi, un nostro difensore nel finale ha preso 5 minuti piu penalità di partita, e abbiamo perso un campionato che avevamo in pugno. Dopo tre anni vincerlo è stato fantastico, un'emozione incredibile".
...e il peggiore?
"Ce ne sono stati diversi ma a caldo mi ricordo di essere stato colpito negativamente in modo speciale a Davos. Era il 2010 e stavamo disputando gara-7 dei quarti di finale. Eravamo sul 3-3 nella serie, ma in precedenza perdavamo 3-1 e nonostante un recupero prodigioso non ce l'abbiamo fatta: gara-7 l'abbiamo persa 7-0, trovandoci sotto di sei reti già a metà partita. In quel periodo il Lugano aveva il bisogno vitale di fare un passo avanti nella serie, visti gli anni bui che avevano colpito la società dopo il titolo del 2006 in seguito allo scandalo che era uscito. Eravamo molto vicini al successo, ma abbiamo completamente mancato quella partita. È stata una grande delusione, volevamo vincere per la società e per noi stessi".
Con chi hai legato di più in tutti questi anni?
"Sicuramente con Sebastien Reuille, visto che ci conoscevamo già da bambini. Poi mi mi viene in mente Olivier Keller. È stato lui che mi ha fatto venire a Lugano e per me è sempre stato un punto di riferimento".
....e il giocatore più forte con cui hai giocato?
"Nei suoi anni migliori dico Nummelin e, chiaramente, Bergeron. Anche se è impossibile stilare una classifica, ho giocato con tantissimi campioni".



