CALCIO«A Lugano l'apice della mia carriera»

MILANO - Fra il 2015 e il 2019 Mario Piccinocchi ha trascorso quattro anni intensi a Lugano, togliendosi parecchie soddisfazioni e arrivando - fra gli altri - a disputare una finale di Coppa Svizzera e ad assaggiare il palcoscenico dell'Europa League. Lasciato il Ticino, il centrocampista italiano aveva deciso di voltare pagina provando l'avventura in Serie B con l'Ascoli. Esperienza durata un anno e alla quale hanno fatto seguito alcuni mesi senza squadra, quindi la toccata e fuga al Seregno e infine il passaggio nell'estate del 2021 all'Alcione (entrambe formazioni di Serie D), dove il 28enne milita tuttora e dove è reduce da un grave infortunio: «Mi sono rotto il menisco a fine ottobre finendo sotto i ferri. Per fortuna, proprio sabato scorso, sono rientrato. Inizialmente è stata tosta poiché ho rotto il menisco "a manico di secchio", che significa che un pezzo di esso si incastra nell'articolazione. Dall'infortunio, avvenuto in un banalissimo contrasto in allenamento, al giorno dell'intervento chirurgico non potevo né piegare né estendere il ginocchio. E, con un figlio piccolino che vuole sempre giocare, non è stato semplice».

In campionato la tua squadra vola...
«Il progetto triennale che mi avevano presentato quando sono arrivato sta avanzando secondo i piani. Siamo primi con otto punti di margine sulla seconda, speriamo di riuscire a portarla in porto e di ottenere la promozione in C».

Ti capita di ripensare alla tua avventura a Cornaredo?
«Certo, come ho già avuto modo di dire, a Lugano sono sempre stato bene. Ogni tanto sento Sabbatini e seguo sempre con interesse tutti i risultati e le notizie che ruotano attorno al FCL. Appena posso mi sono ripromesso di venire a Lugano a vedere una partita».

Si può dire che in Ticino hai toccato l'apice della tua carriera?
«Sì, è così, specialmente perché sono arrivato a disputare l'Europa League. Dopo l'esperienza ticinese ho giocato in Serie B con l'Ascoli e, seppur breve, anche questa la ritengo una tappa importante del mio percorso calcistico».

Guardi ancora alla possibilità di tornare a giocare nella B italiana?
«Tornare su si sta rivelando parecchio complicato, ma ci ho fatto pace ormai da tempo. Andando via da Lugano sapevo che lasciavo un posto nel quale sarei potuto crescere ancora. Tuttavia, era troppo golosa la possibilità di confrontarmi con il palcoscenico italiano. Diciamo che per come sono andate le cose, forse, oggi non rifarei la stessa scelta. Ma sono tranquillo con me stesso perché quando ho preso quella decisione sentivo che era quello che volevo».

E il tuo Milan? In queste settimane la "cantera" dalla quale sei uscito anche tu sta sfornando alcuni giovani interessanti come Bartesaghi e Camarda...
«Pensate che con l'Alcione ci alleniamo a tre minuti da San Siro. Sono molto contento dei giovani affacciatisi in prima squadra. Soprattutto perché, dopo i vari Donnarumma, Cutrone e Locatelli, era un po' di tempo che il Milan non sfornava qualche nuova giovane leva. Se apprezzo Pioli? Io sono un pro-Pioli, mi piace, e non lo cambierei».