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L'OSPITE – ARNO ROSSINI«Quella potenza... o ce l'hai o niente»

06.05.20 - 08:00
Oggi 38enne, il brasiliano ex Inter ha iniziato la sua fase calante già a 24-25 anni.
Keystone/archivio
«Quella potenza... o ce l'hai o niente»
Oggi 38enne, il brasiliano ex Inter ha iniziato la sua fase calante già a 24-25 anni.
Arno Rossini: «Erling Haaland, la giovane punta del Borussia Dortmund, per certi versi me lo ricorda»
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MILANO - «Moratti un padre, l'Inter casa mia». In una lettera commovente, Adriano Leite Ribeiro è tornato a parlare della sua avventura nerazzurra, delle emozioni vissute, dei sogni fatti e... dei problemi avuti. Lui che aveva tutto per essere un Dio (del pallone, ovviamente) e che invece si è dovuto accontentare di diventare Imperatore.

«Adriano... grande talento – ha ammesso Arno Rossini – se ne vedono pochi così in giro».

A 19 anni, appena arrivato dal Brasile, bucò il Real Madrid in un'amichevole estiva.
«Ricordo quel gol, quel tiro. Una bomba. Dimostrò di avere grande personalità nel voler battere, in mezzo a tanti campioni, quella punizione nei minuti finali della sfida. Ecco, al talento uniamo la personalità».

Adriano, che era una prima punta atipica per l'epoca. Forte tecnicamente...
«... Ma grosso e veloce. Era un armadio. Un centravanti moderno. A talento e personalità aggiungiamo quindi anche il fisico».

Sembra l'identikit della punta perfetta. C'è qualcuno che gli si avvicina?
«Erling Haaland, il giovane attaccante del Borussia Dortmund, per certi versi me lo ricorda. Spero possa sfruttare meglio le occasioni che avrà. Spero possa fare bene a lungo».

Non come fatto da Adriano il quale, per intenderci, è più giovane di un certo Ibrahimovic...
«Sapete cosa penso? Se non avesse avuto tanti problemi, il brasiliano avrebbe di sicuro lasciato il segno nella storia del calcio. Si sarebbe tranquillamente potuto confermare come uno degli attaccanti più forti degli ultimi 30 anni. Ha invece ottenuto molto poco, se pensate che già a 24-25 anni era in fase calante...».

La morte del padre lo ha privato di un punto di rifermento importante.
«E gli ha impedito di continuare a lavorare serenamente. Partiva da una base straordinaria ma non ha poi sfruttato quel margine di crescita che lo avrebbe portato in alto. Da giovanissimo, appena approdato in nerazzurro, i giornali spagnoli lo indicavano come il giocatore più forte arrivato in Europa. Purtroppo la sua parabola non è durata a lungo».

Qualcuno, per questo, ha anche accusato Moratti.
«L'ex presidente dell'Inter ha sempre accudito e coccolato i suoi campioni. Lo adorano per questo. Ha sempre fatto bene? Non si sa, è difficile dirlo. Forse con Adriano ha sbagliato: se fosse stato più duro avrebbe potuto aiutarlo a superare i momenti difficili. Ma è solo un'ipotesi. Con i se e con i ma... L'unico fatto certo è che i nerazzurri avevano in rosa un campionissimo. Con un sinistro da far paura».

Costruito o avuto in dono dalla natura?
«Con gli allenamenti mirati che fanno al giorno d'oggi, i calciatori dovrebbero tutti poter essere potentissimi. Invece non è così. Quella potenza... o ce l'hai o niente».

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