In principio furono calci e sputi; "acciughina" Allegri e quel matrimonio al capolinea

Tra questa sera, contro il Milan (avversario in finale di Coppa Italia), e domenica il mister toscano potrebbe sollevare i suoi ultimi due trofei bianconeri
TORINO (Italia) - Lo scudetto è praticamente vinto, la Coppa Italia... beh stasera sapremo come andrà a finire. Dovesse arrivare un nuovo successo, per la Juve si tratterebbe della quarta "doppietta" consecutiva. Per Max Allegri, che della Vecchia Signora è il cavaliere ufficiale da quattro anni, si tratterebbe della quarta "doppietta" consecutiva. Se si pensa che a tali gioie va aggiunta una Supercoppa Italiana - ma anche due finali di Champions League - il tecnico toscano non può che considerare positiva la sua esperienza in bianconero. E non può che pensare, serenamente, a voltar pagina.
Già perché queste sono le sensazioni di maggio.
Ancora un paio di settimane e il 50enne potrebbe dunque comunicare la chiusura del suo rapporto con il club. Questo nonostante un contratto con scadenza solo nel 2020 e la certezza di essere finito in una tra le aziende pallonare migliori d'Europa.
«Guardiamo a quel che è successo in questi quattro anni - è intervenuto Arno Rossini - Allegri ha vinto tutto. È per lui quindi probabilmente arrivato il momento di partire. È anche giusto che accada».
Tanti successi, tante gioie, tante soddisfazioni. Perché, quindi, cambiare?
«È all'apice della carriera, al top. A questo punto, fossi al suo posto, andrei. Farei un'esperienza fuori dall'Italia. Magari sulla chiacchieratissima panchina dell'Arsenal. Se poi in Premier non riuscisse a sfondare, avrebbe comunque un credito ampissimo per quanto fatto con la Juve: troverebbe facilmente un'altra squadra. Lavorare "fuori" lo farebbe divenire un allenatore internazionale».
Rimanere invece...
«Sarebbe un bel rischio. Le milanesi si rinforzeranno, la Roma pure, il Napoli probabilmente. E se l'anno prossimo non dovesse vincere? A quel punto le sue quotazioni sarebbero in calo. Altri estimatori fuori dai confini nazionali? Potrebbero non essercene più».
È il momento giusto, quindi.
«Ma sì. E poi cambiare è anche un modo per trovare nuovi stimoli. In ogni contesto, senza rinnovamento, rischi di "appiattirti". Nel calcio, mondo che vive di emozioni, questo è pericoloso».
Raccontiamo di Allegri che può andare. Ma se accadrà, la Juve che farà? Insomma, cambiare è rischioso per tutti. Il binomio funziona tanto bene.
«Chi lascia la via vecchia per la nuova... Io credo in ogni caso che anche per i bianconeri, alla fine, ripartire con un nuovo allenatore non sarà un problema. Ci sarà la novità, la curiosità anche per i tifosi, nuove metodologie di lavoro...».
L'attuale mister fu accolto con insulti, sputi e calci al bus. Adesso invece rischia di andarsene tra gli applausi.
«La sua partenza potrebbe anche essere ben vista da uno spogliatoio che per forza di cose sarà profondamente rinnovato. Il toscano è esigentissimo; dopo anni qualche rapporto potrebbe essersi incrinato. Qualche giocatore, con lui via, potrebbe rifiatare».
Chi al suo posto, un giovane in rampa di lancio?
«No, non credo. Penso a un profilo di alto livello, che abbia già esperienza a livello internazionale. Nella sua avventura, in Europa, Allegri ha messo insieme due finali di Champions e due eliminazioni all'ultimo secondo contro Bayern e Real. La Juve cercherà un tecnico in grado non dico di ripetere tali risultati ma almeno di far rendere al meglio la squadra nella massima competizione per club. E questo non è semplice. Ricordatevi che la Juve di Conte, ottima in Serie A, "fuori" fece molta fatica».




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