Gianluca Barilari, quanto manca la panchina

Il 44enne romano dal 2007 è responsabile delle nazionali giovanili svizzere, ma ha tanta voglia di tornare ad allenare.
Il 44enne romano dal 2007 è responsabile delle nazionali giovanili svizzere, ma ha tanta voglia di tornare ad allenare.
Gianluca Barilari è nato il 14 febbraio del 1964 a Roma, città in cui è cresciuto e dove ha vissuto la prima parte del suo percorso sportivo. Da giocatore ha girato un po’ tutte le squadre della capitale, riuscendo anche ad allenarsi in serie A con la Eldorado Lazio, ma le soddisfazioni maggiori le ha ottenute da juniores e in serie C con il Basket Roma. Ben presto però si è accorto che la sua vera passione non era tanto giocare ma piuttosto allenare, e così ad appena sedici anni ha deciso di iscriversi al corso tecnico regionale.
La carriera da allenatore è iniziata nel 1982 nel settore giovanile dell’Acquacetosa Roma, per poi continuare come vice tecnico di un mostro sacro della pallacanestro italiana come Giancarlo Primo ed un santone come Lino Mevi, dai quali Gianluca ha imparato molto.
Ma i successi più importanti li ha ottenuti in Turchia: prima come assistente del Cukurova (serie A e coppa Korac), poi conquistando una promozione nella massima divisione con il Pamukspor e infine di nuovo come assistente allenatore al Fenerbahce, con il quale ha anche raggiunto i quarti di finale di Eurolega. “È stato davvero un bel periodo quello in Turchia. Prima la promozione con una piccola squadra e poi l’avventura in Eurolega con il Fenerbahce, un tempo indimenticabile”.
Dopo la Turchia, Barilari ha collezionato diverse esperienze anche in Svizzera sia in campo maschile che femminile: Ginevra, Carouge e Martigny. Dal 2002 al 2006 ha lavorato nel settore giovanile a Lugano e, prima di essere nominato coordinatore tecnico delle nazionali giovanili nel 2007, ha allenato anche la selezione Under 20 femminile.
Sicuramente chiunque è in grado di capire che il coordinatore tecnico di un movimento giovanile rappresenta una carica importante, ma in pochi sarebbero capaci di spiegare i compiti che questa posizione riserva. “Si può quasi dire che il mio ruolo è allenare gli allenatori. Scherzi a parte, principalmente devo instaurare un rapporto con le associazioni regionali e i vari selezionatori delle rappresentative cantonali. Poi con il mio team e con i tecnici delle nazionali giovanili scegliamo i ragazzi e le ragazze che meritano la convocazione. Inoltre c’è anche un ottima collaborazione con lo staff della rappresentativa maggiore”.
A proposito di convocazioni, è giusto ricordare che in nazionale non ci va solamente chi riceve la “raccomandazione” del tecnico regionale. Per dare una possibilità anche a chi non milita nelle selezioni cantonali (per esempio i ragazzi esclusi perché al primo anno di categoria), la Federazione organizza ogni anno una giornata, che per questa stagione si è svolta lo scorso 6 aprile a Zofingen, in cui tutti i ragazzi hanno la possibilità di far vedere di che cosa sono capaci.
Durante le recenti vacanze di Pasqua le varie nazionali giovanili si sono ritrovate per eseguire degli stage di allenamento in vista delle prossime rassegne continentali di quest’estate: “Sono molto contento – confessa Gianluca – di tutto il lavoro che abbiamo fatto e stiamo facendo. In particolare ci tengo a sottolineare che è la prima volta che la Svizzera ha un così gran numero di selezioni partecipanti contemporaneamente ai campionati Europei. Dai tornei di Pasqua a cui abbiamo preso parte abbiamo ricevuto buone risposte e in particolare ci è piaciuto l’atteggiamento e l’impegno che tutti i giocatori hanno dimostrato. Per quel che riguarda i Campionati continentali, ci sarebbero diverse considerazioni da fare per ogni singola rappresentativa, ma in generale posso sicuramente dire che andremo per farci rispettare, cercando di migliorare sempre e se possibile ottenere anche qualche buon risultato”.
Giovani e stranieri. Una problematica che non riguarda solamente il basket e che difficilmente si riuscirà mai a risolvere. In effetti entrambe le parti portano a sostegno della propria tesi motivazioni convincenti: troppi stranieri tolgono spazio ai giovani svizzeri, quelli bravi arrivano lo stesso e via di questo passo. Un dato di fatto è certo: i ragazzi elvetici che giocano in LNA non sono poi molti.
Tentativi per dare loro più spazio ne sono stati fatti anche in passato: qualche anno fa la Federazione decise di aumentare i minuti delle partite fino a 48 in stile NBA, per dare più possibilità ai giovani di giocare, con il risultato che non cambiò nulla e il campionato fu vinto dal Monthey di Barry e Bullock (quasi quarantenni).
“Nel campionato svizzero – constata Gianluca – ci sono troppi stranieri. Da molti ho sentito dire che prendono uno straniero per fare spettacolo e che di giovani di talento non ce ne sono. Non mi sembra che il livello del campionato sia così alto da non permettere a un ragazzo che ha talento, testa e voglia di provarci, di non riuscire a trovare spazio. Semplicemente non gliene viene dato. Bisognerebbe fare come fanno in Russia, dove in campionato impongono un numero di giocatori selezionabili in nazionale presenti sul terreno. Diamo la possibilità ai giovani svizzeri di misurarsi a un certo livello e scopriremo che sono all’altezza”.
Il basket ticinese sta sicuramente vivendo un momento positivo: in tutti i campionati dalla Prima Lega alla LNB c’è almeno una squadra, in LNA la prossima stagione saranno addirittura tre. Oltre ai risultati è molto importante l’entusiasmo e la voglia di basket che si respira nel cantone, che si sono manifestati chiaramente durante la finale derby di Coppa Svizzera.
Alla base di questo momento positivo c’è sicuramente l’ottimo lavoro che si è fatto e si sta facendo con i settori giovanili, come conferma il coordinatore delle nazionali svizzere: “In Ticino il basket è a un ottimo livello sia per quel che riguarda il talento dei giocatori sia per la preparazione degli allenatori. La cosa importante è non gettare al vento il buon lavoro svolto fino adesso, non sentirsi appagati, ma cercare di migliorare sempre. Per esempio dando la possibilità ai giovani di talento di allenarsi quattro, cinque volte alla settimana, con al massimo la partecipazione a due campionati, mantenendo così un giusto equilibrio fra allenamenti e fase agonistica”.
Silvio Reclari/GLM





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