Eurovision Song Contest: un "identikit" del brano da vittoria


Gli esperti spiegano cosa bisogna fare per creare la canzone perfetta per trionfare nel concorso musicale
Gli esperti spiegano cosa bisogna fare per creare la canzone perfetta per trionfare nel concorso musicale
BASILEA - Siamo ufficialmente entrati nella settimana dell'Eurovision Song Contest, nella quale gli occhi di centinaia di milioni di appassionati di tutto il mondo saranno rivolti sulla Svizzera, e in particolare su Basilea. Chi, dopo Nemo, sarà il trionfatore nel suo importante concorso canoro continentale?
I bookmaker hanno già detto la loro e, al momento, i grandi favoriti si confermano gli svedesi KAJ con "Bara bada bastu". Il trio di cantanti e comici finlandesi (che partecipano però per la Svezia) deve fare i conti con la grande rimonta dell'austriaca JJ con "Wasted Love". Quale sarà infine la canzone vincitrice? Soprattutto: esistono dei criteri per stabilire quali brani hanno un alto potenziale di successo?
I due "identikit" sonori - C'è chi ha studiato la questione da un punto di vista scientifico. È il musicologo forense Joe Bennett del Berklee College of Music di Boston. Nel corso della sua ricerca, riferisce la Bbc, ha identificato nell'elenco dei partecipanti (e, soprattutto, dei vincitori) due stili musicali prevalenti. Il primo è il sound che trasporta immediatamente in atmosfera Eurovision: parliamo di "Euro-banger", con più di 120 battiti per minuto (bpm), grande energia e un profluvio di sintetizzatori. Ne sono un ottimo esempio due vincitori svedesi della scorsa decade: "Euphoria" di Loreen (2012) e "Heroes" di Måns Zelmerlöw (2015). All'opposto c'è la ballata lenta, che non supera generalmente i 70 bpm. Come "Arcade" dell'olandese Duncan Laurence (2019) e soprattutto "Amar Pelos Dois" del portoghese Salvador Sobral (2017).
Se parlo di questo, è probabile che vinco - Passando dalla parte musicale a quella delle liriche, Bennett ha evidenziato sei grandi macrotemi che pagano molto, in termini di vittoria finale. Sono amore, unità, autoaffermazione, festa, storia e canzoni sul fare musica. Soprattutto «le canzoni di autoaffermazione o di auto-potenziamento lirico hanno molto successo» ha sottolineato, con riferimento in particolare a Conchita Wurst e alla sua "Rise Like a Phoenix" del 2014.
Meno, a volte, è meglio - L'Eurovision Song Contest è spesso uno show sopra le righe, con allestimenti sfarzosi, eccessivi e tante fiamme. Ok, ma per vincere bisogna stare attenti a non esagerare. Il danese Thomas Stengaard, coautore del brano vincitore nel 2013 "Only Teardrops", identifica nella scenografia ridotta all'osso una delle chiavi del successo. «Se chiedessi a un bambino di disegnarla, ci riuscirebbe. C'era una ragazza senza scarpe, due ragazzi che suonavano la batteria e un tizio che suonava il flauto. Molto semplice, ma ha funzionato». Scarna, ma facile da ricordare: questo è il segreto, a suo dire.
Semplicità e memorabilità sono stati due elementi fondanti anche del trionfo della già citata Conchita Wurst, che fu la prima vincitrice senza ballerini e coristi dal 1970. Semplicità, quindi, ma anche un look da drag queen barbuta che rendeva l'artista austriaca impossibile da dimenticare.
La tonalità che fa vincere - La pura analisi dei dati dice che le canzoni in tonalità minore hanno dominato l'Eurovision Song Contest. Solo nel 2011 e 2017 hanno trionfato brani in tonalità maggiore. Non è corretto associare il maggiore alla felicità e il minore alla tristezza, osserva Bennett: la chiave prescelta dalla gran parte dei compositori è «più che altro una scorciatoia per la profondità emotiva». Negli ultimi anni il concorso, con le sue caratteristiche peculiari, è stato accomunato a brani in tonalità minore, tanto che ora bastano veramente poche note per far scattare l'associazione mentale con l'Eurovision.
Infine, per non correre rischi, sarebbe meglio avere un asso nella manica. Come un colpo di scena visivo in grado d'influenzare il voto degli spettatori o un cambio di tonalità nel ritornello.