Iniziative casse malati e deficit pubblico: un patto di Paese è possibile?

Lorenzo Onderka, simpatizzante di Avanti con Ticino&Lavoro
Dal 28 settembre, giorno in cui noi cittadini abbiamo approvato a larga maggioranza le due iniziative sulle casse malati, si è aperto un dibattito acceso. Politica ed economia hanno alzato la voce, ma il punto resta chiaro: il Cantone dovrà far fronte a 400-500 milioni di costi aggiuntivi, su un bilancio già in perdita di 120 milioni e con un fabbisogno complessivo di oltre 4 miliardi. Il rischio di un ammanco di 700 milioni è concreto e troppo grande per pensare di risolverlo con misure tampone. Non c’è più spazio per sogni o arroccamenti ideologici: tutti dovremo fare la nostra parte.
Come ha ben detto Amalia Mirante, ci troviamo nella situazione di una famiglia che guadagna 4'000 franchi al mese e deve improvvisamente trovarne altri 700 per coprire spese impreviste. L’unica via è ridurre ciò che si può: per esempio rinunciare alla seconda auto, alle vacanze, alle spese non indispensabili.
Per il Cantone vale lo stesso principio: sarà inevitabile interrogarsi su dove e come ottimizzare le risorse pubbliche. Per esempio: La nostra rete sanitaria è molto diffusa: possiamo ancora permetterci cinque ospedali regionali, 17 cliniche e numerosi centri medici? Il corpo di polizia conta 3.3 agenti ogni 1'000 abitanti, contro una media svizzera di 2.2: questa proporzione risponde a un reale bisogno o a un’abitudine difficile da rivedere?
E riguardo agli investimenti pubblici, ha senso costruire nuove strutture scolastiche mentre il numero di bambini cala e alcune sezioni vengono chiuse? Queste non sono proposte di taglio, ma alcune delle domande che dobbiamo avere il coraggio di porci per il bene comune.
Come ha suggerito ancora Amalia Mirante, servirebbe una spending review indipendente, affidata a un ente esterno, per analizzare con trasparenza i costi e i compiti dello Stato. Nessuno, da solo, taglia il ramo su cui siede: solo uno sguardo neutrale può indicare dove intervenire senza pregiudizi né interessi di parte.
l’Economia è la vera protagonista del mercato del lavoro: deve garantire posti di lavoro dignitosi e correttamente retribuiti, che permettano ai residenti nel cantone di vivere del proprio impegno e di contribuire alla collettività. Un cittadino che lavora in condizioni giuste diventa anche un contribuente consapevole, parte della sostenibilità del sistema pubblico.
E in un momento di cambiamento, l’economia deve saper riconvertire competenze e offrire opportunità a chi potrebbe essere toccato da una riduzione del personale dello Stato.
Solo un’economia radicata sul territorio può mantenere coesione e fiducia.
Ma non possiamo chiedere tutto agli altri. Anche noi cittadini dobbiamo fare la nostra parte.
Voglio citare un caso reale di cui sono venuto a conoscenza: una persona ancora autonoma riceve due volte al giorno il servizio Spitex per la semplice misurazione della pressione. Costo annuo: circa 70'000 franchi. Con un minimo di formazione, si potrebbe evitare questo spreco. Quanti casi simili esistono?
Se vogliamo evitare nuove tasse e garantire un futuro sostenibile, serve un patto di Paese.Solo unendo forze e responsabilità — Politica, Economia e Cittadini insieme— potremo restituire al Ticino finanze sane e fiducia nel domani. Ci vogliamo provare?




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